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18 luglio 1936: Spagna in piedi!

Siamo nel 1936. È il 18 luglio. Storicamente questa data coincide con el alzamiento ossia la il sollevamento dell’Esercito che, dal Marocco, dislocò le sue truppe in tutta la Spagna per porre fine alla fallimentare gestione della penisola iberica. Quel giorno, il Generale José Moscardó Ituarte, venuto al corrente della notizia, radunò i cadetti della scuola militare e con i colonnelli Valencia e Romero, richiamò a Toledo l’intera guarnigione della Guardia Civil inoltrando la consegna “¡Siempre fiel a su deber!

L’assedio

Dopo diversi contatti telefonici con la capitale si scoprì che non vi erano uomini e armamento sufficienti per garantire una difesa dell’edificio contro le milizie repubblicane. Pertanto, il 21 luglio venne dichiarato lo Stato di Guerra. L’Alcazar venne subito sottoposto a pesanti bombardamenti ad opera dell’aviazione lealista giunta da Madrid su ordine del Generale Riquelme e la sera del 22 luglio avvenne la prima chiamata che intimava gli insorti alla resa. La Giunta Militare si riunì e dichiarò per maggioranza non solo che non si sarebbero arresi ma che avrebbero lottato fino all’ultimo istante.

Nessuna resa

Gli attacchi da parte repubblicana iniziati il 21 luglio furono incessanti. Le giornate degli insorti all’interno dell’Alcazar trascorrevano tra bombardamenti (14 nei soli mesi di luglio e agosto) e attacchi di artiglieria ad opera di tremila uomini disposti a tutto pur di demoralizzare la fazione occupante e decretarne la resa. A ciò si aggiunse l’intento delle milizie repubblicane di far saltare l’edificio minandolo.

Alla luce degli ultimi avvenimenti i repubblicani erano oramai convinti del fatto che la presa dell’Alcazar sarebbe stata imminente. L’allora capo del governo Largo Caballero giunse a Toledo accompagnato da diversi giornalisti stranieri per documentare la disfatta dei nazionalisti. Mai fu errore giornalistico peggiore poiché l’edificio venne strenuamente difeso dai suoi occupanti.

L’epilogo

Il 21 settembre la colonna composta dall’esercito regolare e dai legionari conquista Maqueda e punta verso Toledo. Verso l’Alcazar. La struttura è ridotta a un cumulo di macerie e ha la facciata quasi completamente dilaniata. Gli insorti sono praticamente esposti al tiro nemico e si dimenano tra una rovina e l’altra.

Il 28 settembre inizia il contrattacco delle truppe nazionali dentro e fuori l’Alcazar. Le ultime difese repubblicane vengono spazzate via e ci si prepara a sfilare. L’indomani, il Generale Francisco Franco si reca in visita all’Accademia. Nel cielo volano i cacciabombardieri e sui balconi vengono esposte le bandiere monarchiche. Incontra Moscardó, il quale, pur con la divisa lacera e sgualcita, lo accoglie serenamente esclamando: “Mio Generale, niente di nuovo all’Alcazar. Trovate l’Alcazar distrutto ma il suo onore è rimasto intatto”.

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