Una “democratura” fatta e finita
Montesquieu ha disegnato un’idea di Stato la quale si fonda sulla tripartizione dei poteri: al Parlamento spetta il potere legislativo, al Governo quello esecutivo e alla Magistratura la funzione giudiziaria. Dunque, al Governo viene richiesto di applicare le leggi precedentemente discusse dal Parlamento, il quale rappresenta il volere del popolo che lo ha eletto. In questo senso, le leggi, nonostante le lunghe procedure legislative, dovrebbero conservare quantomeno lo spirito e la volontà dei cittadini. Tuttavia, negli ultimi anni (2018-2022) la XVIII Legislatura ha sovvertito l’iter legislativo: è il Governo che legifera, nel totale isolamento istituzionale, mentre il Parlamento assiste inerte alle sue decisioni indiscutibili.
Con ministri seduti al tavolo dei grandi a pontificare, i rappresentanti del popolo siedono invece ad un tavolo diverso, il tavolo dei bambini, quello di chi non decide, senza discutere nè tantomeno contare, non meritevoli di conoscere per tempo le scelte prese dai grandi. Ma i nostri parlamentari non se ne dispiacciono, in fondo preferiscono litigare per salvaguardare il posto al tavolo piuttosto che discutere qualche proposta vantaggiosa per i cittadini che li hanno “eventualmente”. Non fanno più da contrappeso all’esecutivo, il quale ormai regna come un monarca assoluto.
Qualche numero, per gradire: tra il 2018 e il 2022 sono state approvate 254 leggi, di cui solamente 47 sono di iniziativa parlamentare insieme a 2 leggi di revisione costituzionale per un totale di 49 su 254!(dati raccolti dal seguente documento: I numeri delle leggi nella XVIII Legislatura ).
Una cifra esigua, quella delle norme di matrice parlamentare, che evidenzia lo strapotere governativo: le restanti normative sono state scritte, giocoforza, dall’élite governativa composta dai ministri degli ultimi governi. Ministri che, come ci insegna il diritto e la Costituzione, dovrebbero godere di limitatissimo potere legislativo. Delle 252 leggi ordinarie (escluse le 2 di revisione sopraccitate) 88 sono leggi di conversione di decreti-legge (quindi dell’esecutivo), 115 di iniziativa governativa, e le restanti 2 sono di natura mista. La crescita spropositata del potere governativo, del resto, è evidente da ulteriori numeri: 126 decreti-legge e 147 decreti legislativi.
Questi dati sconcertanti evidenziano l’indebolimento del potere parlamentare a vantaggio del Governo che legifera in modi sproporzionati e frettolosi e in numeri vertiginosi rispetto alle proprie funzioni politiche. Si verifica pertanto uno scollamento decisivo tra le istituzioni, che dovrebbero teoricamente fare gli interessi della Nazione, e il popolo, il quale subisce l’onnipotenza statale senza più ricevere alcun sostegno dalla rappresentanza parlamentare. I dati parlano chiaro, il potere del Governo è in decollo e non ha nessun margine di contenimento, il ruolo del Parlamento è confinato sullo sfondo della scena politica, dove non c’è spazio per gli interessi dei cittadini. A parte qualche sporadico e nobile caso di opposizione manifestato da pochi deputati, il panorama politico che si dispiega all’orizzonte è desolato e alimenta, complice la deplorevole indifferenza di tutti, la potenza illimitata e incontrollata dell’autorità ministeriale.
Il rafforzamento del Governo deriva anche dalla promulgazione sregolata di decreti legge, i quali hanno ricevuto un’impennata negli ultimi anni, con il pretesto della pandemia e della conseguente istituzione dello stato d’emergenza (che determinerebbe le discutibili “condizioni di necessità e urgenza” necessarie). Il Consiglio dei Ministri ha potuto aggirare i paletti costituzionali pubblicando un numero esponenziale di leggi sulla Gazzetta Ufficiale con immediata entrata in vigore. Lo strumento del Decreto Legge ha consentito l’incremento del potere governativo instaurando una nuova forma politica e aprendo una frattura insanabile tra lo Stato e i cittadini. Ora, le istituzioni con i suoi ministri appaiono sempre più come presenze evanescenti lontane dalle reali esigenze dei cittadini, capaci solo di sentenziare arbitrariamente sul destino dei loro sudditi.
Si compie magistralmente e nel silenzio generale della stampa e della maggioranza dei deputati una trasformazione radicale del nostro sistema politico, del quale le sembianze democratiche sbiadiscono con il decorrere degli infiniti decreti legge mostrando invece i tratti di una dittatura costituzionale e ristretta; costituzionale perché le decisioni vengono prese nelle forme convenzionali della legge ma senza che essa sia più discussa e approvata dalle Camere, e ristretta nella misura in cui è determinata unicamente da una cerchia ridotta di individui (i ministri) e non dall’intero demos. Signore e signori, benvenuti in “democratura”…
Il suo nome è Claudia, ama così tanto la filosofia che si è laureata pur sapendo che la sua sublime “inutilità” non l’avrebbe portata a nulla di buono sul piano professionale, e anche per questa ragione Pensiero Verticale è divenuta la sua oasi dove poter liberamente filosofeggiare.
Ma c’è dell’altro, ovvero tantissime altre cose inutili e antiscientifiche che venera: la poesia, l’arte e l’astrologia. È un’anima antica, tutta languore e culto delle rovine. È profondamente innamorata del mare e cerca la verità in ogni cosa.