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NATO, EUROPA, RUSSIA. Ieri, oggi. (parte IV)

| Redazione |

a cura di Valerio Savioli (Identità Europea)

CRISI ATTUALE

Arriviamo così ad oggi e al presidente in carica Zelensky, il politico e comico di professione e di dichiarata fede europeista (UE) eletto nell’aprile del 2019. Nel corso dell’attuale crisi ucraina, il presidente russo Vladimir Putin ha ripetuto più volte il concetto secondo cui “Mosca era stata imbrogliata, e palesemente ingannata” dagli Stati occidentali, i quali avevano assicurato che l’Alleanza del Nord Atlantico non si sarebbe allargata “neppure di un centimetro a est”. A queste affermazioni, il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha replicato seccamente, affermando che “nessuno, mai, in nessuna data e in nessun luogo, aveva fatto tali promesse all’Unione Sovietica”, dichiarazioni poi rivelatesi infondate, come comprovato nella parte III di questo nostro focus.

A grandi linee quanto proposto dalla Russia per evitare un’escalation è una finlandizzazione dell’Ucraina e nello specifico:

  • escludere l’ulteriore espansione della NATO e l’adesione dell’Ucraina all’Alleanza
  • non dispiegare unità militari o armi al di fuori dei paesi in cui si trovavano nel maggio 1997, tranne in casi eccezionali con il consenso della Russia e dei membri della NATO
  • abbandonare qualsiasi attività militare della NATO in Ucraina, Europa Orientale, Transcaucasia, Asia centrale
  • non schierare missili a medio e corto raggio dove possono colpire il territorio dell’altra parte
  • non condurre esercitazioni e altre azioni con più di una brigata nella zona di confine concordata, scambiare regolarmente informazioni su dette esercitazioni
  • confermare che le parti non si considerano nemici, consolidare l’accordo per risolvere pacificamente tutte le controversie e astenersi dall’uso della forza
  • creare una hotline per i contatti di emergenza

A seguito di queste richieste si sono susseguite trattative e incontri diplomatici che hanno avuto come unico risultato quello di evidenziare, ancora una volta, la condizione dell’Unione Europea di gigante economico e nano geopolitico. Il nodo delle trattative e degli incontri si è svolto esclusivamente tra la NATO e la Russia, dove la prima, per voce di Stoltenberg, è rimasta ferma sulle sue posizioni: “Se la Russia vorrà meno NATO, avrà più NATO”.

La Duma, il parlamento russo, ha chiesto, di recente, l’annessione della regione del Donbass nel proprio territorio. In merito troviamo opportuno riportare nuovamente le parole di Franco Cardini, comparse sul portale di geopolitica Domus Europa:

Non c’è dubbio che il passaggio dell’Ucraina alla NATO modificherebbe di parecchio i rapporti di forza nella zona; che costituirebbe un rischio per la Russia; da qui le istanze russe di “finlandizzazione” dell’Ucraina, per compensare in qualche modo il vulnus generato dall’ormai consumato e a quel che pare irreversibile strappo tra Mosca e Kiev.” ((https://www.francocardini.it/minima-cardiniana-366-1/#more-3350))

Recentemente si è anche pronunciato Sergio Romano, già ambasciatore presso la NATO e Mosca all’epoca dell’URSS (1985-1989), con queste parole:

E’ stato un doppio errore da matita blu far immaginare all’Ucraina un ingresso nella NATO. A mio avviso, dopo la Guerra Fredda, l’Occidente avrebbe dovuto avviare la smobilitazione della NATO. Era una struttura nata al tempo della contrapposizione con il Patto di Varsavia. Collassato quest’ultimo non aveva senso tenere in piedi un assetto militare che sarebbe stato visto come strumento di pura aggressione. Putin non ha tutti i torti a reagire all’avanzamento degli insediamenti militari della NATO nell’area ex URSS. Non solo l’Occidente non l’ha smantellata o rimodulata, ma ha pensato di “puntare i cannoni” contro Mosca. Dobbiamo sforzarci di valutare con equilibrio la situazione. Come ci sarebbe parso se la struttura del mondo militare che si contrappone a noi avesse messo radici in Svizzera, ad un tiro di schioppo da Milano? Sarebbe o no stata destabilizzante questa situazione? L’Ucraina deve divenire territorio smilitarizzato.”

EUROPA, DOVE SEI?

Secondo Manlio Dinucci, noto esperto di geopolitica, “ci ritroviamo quindi in Europa in una situazione ancora più pericolosa di quella della guerra fredda, che sta provocando una crisi econoica ancora più devastante del “lockdown della pandemia”. Essa è dovuta al piano di Washington di bloccare le forniture di gas russo all’Europa per sostituirle con il gas naturale liquefatto fornito dagli USA a prezzi molto più alti.”

Il risultato finale è lo sgretolamento dell’Europa, stritolata dalla tenaglia americana e russa e il tramonto delle sue velleità e della sua volontà di potenza e di esistenza, ormai definitivamente calate nella parte e nel ruolo di ricca e stanca perifieria dell’impero.

Lo spirito di Yalta vive e per l’Europa è una pessima notizia.

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