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L’uomo è in fuga (vero o “ficto” che sia)

| Redazione |

Accade che un certo tizio, in Giappone, decida di innamorarsi di Hatsune Miko, una specie di ologramma di una ragazza manga (che all’occorrenza possa attivare la modalità hentai, ragionevolmente immaginiamo). A un certo punto poi chiede al rivenditore di questo strumento, Gatebox Inc., di ufficializzare detta unione con una sorta di certificato, una specie di NFT. I non fungible tokens sono oggetti digitali non fungibili ovvero non rivendibili a terzi. Nella teoria una nuova frontiera per chi crea arte e per chi desidera acquistare opere uniche; nella pratica, strumenti per rastrellare danaro dai soliti gonzi.

Accade poi che tale storiella circoli, magari prima in qualche post con gli amici del tizio, poi sui media sociali, infine pervenga alla stampa. Ed ecco che ci ritroviamo con il fictosessuale [sic] che si unisce in matrimonio con un’identità proveniente dal Metaverso, o qualche balla simile.

Il tizio è contento, ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità profetizzato da Andy Warhol ormai mezzo secolo prima. Il fan del metaverso è contento, ecco la prova che si può essere felici con una cosa che non esiste. Il detrattore del metaverso è contento, ecco nuove vesti da stracciarsi per indicare come le armate del male stiano avanzando. Il giornalista è contento, sia gli uni che gli altri parlano del suo articolo, anche oggi ha sbarcato il lunario. Tutti sono dunque contenti. O no?

Qualcuno no, scuote il capo rattristito. Il metaverso non è il male, non ha una volontà propria, non è la Matrice che ha raggiunto la singolarità, come nel capolavoro dei fratelli Wachowski. È solamente un software distribuito, esattamente come un circuito bancario, un social network, la pubblica amministrazione, il servizio di backup per quando perdiamo il telefono e vorremmo ripristinare tutti i numeri di telefono senza riscriverli da un taccuino ingiallito, il sistema bibliotecario della propria provincia, e tanti altri. È software, ovvero flussi di cariche elettriche in movimento dentro un calcolatore.

Il problema reale sono le persone e il luogo mentale dove sono dirette. Le persone sono in fuga! La volontà, l’equilibrio, la consapevolezza, tutte proprietà psichiche ed interiori, sono in evidente stato di liquefazione in molti che ci circondano. Il mondo delle cose è imperfetto e non soddisfa, questo lo sapeva già Platone quando ci narrava il mito dell’Iperuranio. Ma lì, e per millenni, la sfida (per chi ha voluto raccoglierla) è stata quella di avvicinare il mondo delle cose il più possibile a quello delle idee. Oggi abbiamo finalmente la possibilità di costruire il nostro mondo delle idee, mediante le opportune istruzioni ad un calcolatore, e un po’ di autoconvincimento che questa finzione in fondo ci basti. Ma è un potere tremendo, capace di annebbiare la mente e perderla, in grado di divorare i pochi decenni che una persona può spendere mentre transita in questo mondo, dentro alla vanità di un amore infertile.

Sempre dal mondo antico ci arrivano, senza nemmeno un briciolo della polvere dei secoli, altri due fulgidi esempi ed avvertimenti: Narciso condannato ad ammirare per sempre l’immagine di sé stesso; Pigmalione e la statua di Afrodite nella quale il suo cuore venne infuso e smarrito. Se non bastassero, dalla grande letteratura possiamo attingere la triste vicenda di Gollum, consumatosi nel corpo e nella psiche dalla perfezione aurea dell’Unico Anello.

Capiamo infine di trovarci di fronte a cose già viste, con la sola differenza che oggi la Tecnica è in grado di produrre finzioni estremamente più complesse. Sia ciò allora da sprono a costruire difese interiori estremamente più solide.

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