Alla canna del gas (e a corto di dignità)
Quest’oggi l’Italia si è risvegliata con una nota ufficiale dell’Eni riguardo alla riduzione di circa un terzo della fornitura di gas da Gazprom. Quello che era non certo, ma sicuramente previsto da settimane e che come un’ombra aleggiava nell’aria, si sta confermando. Aggiungiamo anche che Gazprom ha chiuso per 10 giorni i flussi di gas alla Germania tramite il gasdotto North Stream ufficialmente per la manutenzione ordinaria annuale e poi si vedrà. Si iniziano a battere i denti e non solo per il freddo.
Sia chiaro, Gazprom non è il nemico assoluto che tutti dobbiamo incolpare. È il capro espiatorio di politiche energetiche sbagliate, non sostenibili e di auto efficientamento energetico statale mancante da parte della maggior parte degli stati membri UE. Come sempre chi possiede le risorse comanda e sanzione dopo sanzione da parte degli stati europei un’azione segue una reazione con tutte le conseguenze. L’Europa trema, ha paura che forse quel rubinetto d’oro non aprirà più, prima o poi, o troppo poco per il fabbisogno energetico. Gli Stati Membri si fanno grossi usando l’arma delle sanzioni commerciali però chi riscalderà le case di milioni di europei? Chi garantirà le produzioni industriali? Che ne sarà delle aziende senza gas naturale o con razionamenti nell’utilizzo?
Il governo italiano nel frattempo dovrebbe lavorare ad un piano d’emergenza che prevede interventi sul riscaldamento domestico, sui consumi di negozi e locali. Ci si prepara e il condizionale è d’obbligo, ma ricordiamoci che ogni sforzo di efficientamento energetico è stato vano, non si può essere autosostenibili in Italia senza risorse proprie e la triste storia del bonus 110% la si conosce. Ancora una volta decisioni governative prese “in nome degli italiani” ricadranno sui poveri cittadini, poveri in tutti i sensi colpiti anche da una inflazione arrivata all’8%.
Si ipotizzano già piani di austerity, quel vocabolo inglese già noto anche gli italiani che a cavallo tra il 1973 e 1974 provarono le disposizioni volte al drastico contenimento del consumo energetico, in seguito alla crisi petrolifera del 1973. Il piano per l‘austerity italiano del governo partirebbe da razionamenti ai consumi residenziali con abbassamento delle temperature di 2 gradi e lo spegnimento dei riscaldamenti di notte. Ulteriori interventi amministrativi sugli orari degli uffici pubblici, la chiusura anticipata dei negozi alle 19 e infine i locali potrebbero andare incontro al coprifuoco alle 23. Se queste misure non dovessero bastare il piano B sarebbe l’intervento esteso alle industrie energivore, cioè coloro che ottengono energia a prezzi ridotti accettando l’opzione di essere interrotti in caso di necessità. Un rischio nella produzione, ma fino adesso non hanno avuto problemi.
Difficile fare previsione nel medio periodo, ma da tempo si sa che il gioco non vale più la candela, in particolare già l’aumento dei prezzi del gas dovuto a politiche di contenimento delle emissioni aveva di parecchio indebolito la stabilità dei prezzi, delle produzioni industriali e la capacità effettiva delle famiglie di usufruire di un adeguato fabbisogno energetico a fronte di un vincolo di bilancio immutato.
Gazprom non è il nemico, si ribadisce, è la legge del più forte che vince su chi ha fatto male i conti. Vince su chi si è affidato a quello stato che in maniera paternalistica affida bonus, sussidi e li richiede indietro. Vince su quello stato, l’Italia, che concede i bonus termici per acquistare diversi combustibili ad uso domestico e applica una Iva al 22% su pellet non fabbricabile in Italia. Gazprom vince sulla ipocrisia di adeguarsi a normative europee che bloccano intere produzioni. Si dà il bonus 110%, ma manca il cemento perché fabbricarlo costa troppo e rimangono inattivi i cantieri come nella già vissuta crisi economico-finanziaria del 2008, che nacque proprio da una bolla speculativa edilizia.
La mancanza del gas allarma tutti. In un clima di soverchiante, fanatica euforia russofobica, la cara Europa, forse, è davvero alla canna del gas. Beviamoci su (non acqua frizzante perché manca CO2 per produrla….). Senza vomitare.
Nel mio percorso studio ho approfondito e analizzato le grandi tematiche, attualissime, della povertà energetica e gli indicatori di Good Governance che regolano il buon andamento delle istituzioni.
Il mio motto: “Sapere Aude!”, ovvero abbi il coraggio di conoscere; o meglio ancora: abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!