Non è tempo di eroi
Nella cultura storica di ogni società esiste almeno un riferimento eroico che riguarda i personaggi che entrano nell’identità popolare perché hanno anteposto la salvaguardia del buono e del giusto alla loro stessa vita. Figure di questo genere sono riscontrabili ad ogni grado di educazione e conoscenza di una determinata comunità umana; dall’eroe delle favole, inventato da qualche scrittore fantasioso, all’eroe realmente esistito. Ogni personaggio raccontato e tramandato nel culto dell’identità popolare ha dato un senso alla sua vita sulla base di un’esistenza vissuta non per sé ma per gli altri.
In ogni epoca, in ogni battaglia, in ogni evento; c’è sempre stato almeno un uomo che ha lottato, spesso fino alla morte, per difendere un ideale comunitario di giustizia, contro ogni genere di sopruso. Gli eroi hanno segnato l’identità dei popoli e delle civiltà, il loro essere uomini giusti, coraggiosi e leali è impresso nell’immaginario collettivo come un esempio da conoscere e imitare per vivere una vita degna.
Il riferimento dell’uomo di valore dallo spirito verticale dovrebbe avere una valenza particolare per chi decide di dedicare la sua vita all’attività politica, quindi al servizio della polis e della comunità, ad ogni livello e grado. Il politico più che un mestiere dovrebbe essere un’arte, un’attitudine, una vocazione al dono disinteressato delle proprie capacità ed energie al servizio della società. Lo slogan elettorale, sarebbe meglio chiamarlo “parola data”, una promessa nei confronti di chi deve scegliere se legittimare la posizione di un rappresentante e riconoscerla.
Nello scenario politico italiano tutti questi attributi sembra siano passati di moda. I programmi televisivi ripetono continuamente che le idee non esistono più, di conseguenza non esistono i simboli che identificano gli schieramenti, morti anch’essi, ma solo dei loghi alla moda che variano continuamente, perché hanno un valore prettamente commerciale. Non ci si interroga mai se invece delle ideologie ad essere morti siano piuttosto gli attori che recitano sul palcoscenico, divorati dalla sete di occupare un posto di potere senza dover seguire alcun ideale di coerenza tra ciò che dicono e il loro operato.
Ad un mese dall’elezioni politiche ciò che ci si presenta davanti agli occhi, oltre alle solite promesse scadute, sono i vecchi volponi pronti ad offrirsi come novità o alternativa a un sistema politico che hanno creato, alimentato e che ora pensano di trattare come una vecchia casa in rovina da demolire, disconoscendo il loro contributo in termini di partecipazione e complicità durante la costruzione della stessa.
All’eroe che preferiva morire puro in battaglia piuttosto che corrompersi, si è sostituito l’animale che pur di sopravvivere sbrana la sua prole. Detta prole può essere il suo partito, il suo alleato o peggio l’italiano a cui chiedere il voto.
In questo scenario non ci resta che continuare a navigare nel mare in tempesta come fece Ulisse che non si piegò alle sirene, ma continuò coraggiosamente il proprio viaggio verso il suo porto dove l’acqua era ancora pura e limpida.
Classe 1992, da sempre appassionato di lettura e scrittura. Da alcuni anni collabora con diverse riviste, cartacee e online, occupandosi dei più svariati ambiti: dallo sport, all’attualità, passando per eventi politici nazionali, fino a temi pertinenti alla terra in cui è nato e vive, la Calabria. Scrive per Pensiero Verticale da diversi anni, credendo fermamente nella direzione intrapresa dalla redazione, volta a rappresentare uno spazio di pensiero libero e confronto, contrapposto all’omologazione culturale del mondo contemporaneo.