Le misteriose porte dell’Impossibile
Nel “bel” mezzo di un ben poco silenzioso silenzio elettorale alla vigilia di un voto, quello consumatosi ieri per il rinnovo del Parlamento e l’elezione di un nuovo Presidente del Consiglio, che sancirà l’ennesimo punto di non svolta della politica nostrana, una comunità si è ritrovata per alzare il sipario sulla stagione militante che verrà. O che già è qui, tra noi, con i suoi insopportabili miasmi e i suoi poco promettenti auspici. E non soltanto per colpa di elezioni che, per un verso o per l’altro, sanzioneranno ciò che già esiste e non può oggettivamente nemmeno mutare, ma per tutta una serie di scenari che oggi fanno sentire il loro peso e domani potranno reclamare sacrifici di crudele entità. Proprio con la mente rivolta ad un aspro futuro (che è già presente), la comunità di FEDErAZIONE tenta di riprendere la propria rotta, a bordo di una nave forte di un equipaggio abituato alle grandi traversate e alla più violente tempeste. In che modo? Ritrovando il “lume della ragione”, innanzitutto. Assente quanto mai ingiustificata nel corso di quest’ultimo biennio pandemico, dove alle lucide analisi si sono preferiti gli schiamazzi da “like” facile, all’approfondimento si è sostituito lo slogan, alla complessità si è fatto prevalere il semplicismo bieco e ignorante elevato da insulse nullità a verità unica e dogmatica. Individuare “quale rotta seguire”, come recitato dal titolo della conferenza principale tenutasi nel pomeriggio che ha udito riunite le voci di Gianni Alemanno, Francesco Borgonovo e Marco Valle, non può che avere il giudizio critico e la libera riflessione come basi imprescindibili non solo per provare a riuscire in un’impresa rivoluzionaria (usare la testa, per intenderci), ma per nutrire una qualche speranza di salvezza in un mondo che “lentamente muore”.
Lo stesso tentativo è stato fatto in mattinata, con ben tre seminari formativi (ascoltati ciascuno da decine di ragazzi) che per autorevolezza degli intervenuti e profondità delle questioni toccate segna indubitabilmente l’inizio di un percorso nuovo di un gruppo, di un branco deciso più che mai a “cavalcare la tigre” restando però immune da contagi pericolosi e derive globaliste. E così si cercano soluzioni praticabili a difesa degli insediamenti rurali, montani e metropolitani dinanzi agli scenari prospettati dal cambiamento climatico; si ricercano nella storia le origini di quella pazzia contagiosa denominata Cancel Culture che oggi concorrono a demolirla, quella storia, in primis quella europea; si cerca di comprendere fin dove può spingersi la follia transumanista che sospinta e accelerata dalla tecnologia digitale e dai prepotenti sviluppi della scienza medica pare stia finalmente riscontrando crescente interesse (e allarme) presso le masse. Le masse, tenute scientemente all’oscuro dai meccanismi di potere e degli obiettivi di fondo perseguiti da èlite illuminate, ma, se anch’esse illuminate da “minoranze creative” (Toynbee) , capaci di diventare fiume impetuoso rompendo gli argini dell’ignoranza e della creduloneria.
Ecco quindi che più che “nuove rotte da seguire” a essere davvero cercati saranno ancora una volta gli uomini giusti per intraprendere la nuova, immensa traversata che già si preannuncia. Più dei programmi, più degli schemi, più delle rigide classificazioni, a contare saranno “uomini nuovi”, in grado di “rialzarsi, risorgere interiormente, darsi una forma, creare in sè stessi un ordine e una dirittura” (Evola). Mai come nel periodo storico nel quale siamo oggi immersi è tanto forte la sensazione di inadeguatezza comunicatoci dal mondo. Così come mai come ora l’uomo pare infettato da innumerevoli malattie dello spirito, che lo rendono assai lontano da ciò che dovrebbe essere. In un panorama siffatto, tra minacce scientocratiche e azzeramento dei più elementari diritti della persona, un unico scopo sembra essere davvero degno di essere ancora perseguito: niente meno che quello di restare…umani. Sfondare le misteriose porte dell’Impossibile oggi forse significa anche o soprattutto questo: continuare ad essere ciò che siamo e sempre siamo stati.
Classe 1985, milanese di nascita e di crescita (il cognome, del resto, lo testimonia), spendo la vita in occupazioni perfettamente inutili e passioni meravigliosamente crudeli, di quelle, per intenderci, “che non ti portano da nessuna parte”. Appassionato studioso di storia, unica scienza capace di leggere il presente e predire il futuro, ha narrato le vite di grandi figure del passato accarezzate dal vento della pazzia attraverso il podcast La Festa dei Folli (che proseguirà). Per Pensiero Verticale, oltre che del coordinamento generale del progetto, cura i programmi web-radio I podcast di Pensiero Verticale e Zambracca.