I diritti (degli altri)
Da quando la nuova legislatura ha preso il via, la sgangherata opposizione cerca di fare ciò che dovrebbe, appunto l’opposizione. Di fatto però, sembra solo che di volta in volta venga consegnato alla sinistra un modulo pre-compilato, da uno di quegli addetti postali svogliati, “tenga, compili e riprenda il numero quando ha finito”. Ma come? Devo rifare la fila? Si, tranquilli non c’è fretta: l’unica certezza (forse) che abbiamo in questo Paese è che il governo questa volta durerà 5 anni.
E la sinistra si mette li, appoggiata al banchetto, cerca la penna e non la trova, se la fa prestare dai 5 stelle che si avvicinano per vedere come va compilato il modulo (non lo sanno) e iniziano a scrivere, con una di quelle tipiche scritture tremolanti di chi non è sicuro di far giusto. Oggetto: “provare a esercitare contraddittorio sui diritti ma non quelli del Paese Vero”. Crocetta apposta su: migranti, reddito di cittadinanza, diritti civili. Consegnano: a volte c’è la Gruber o Zoro che leggono e correggono il tiro, in altri casi consegnano e basta, l’impiegato mette sulla pila e via. Si passa al modulo successivo.
Come il peggiore dei tormentoni estivi che si sentono in radio fino a Natale, a sinistra vanno avanti con gli stessi temi grazie ai quali hanno perso drammaticamente le elezioni. E nonostante la guerra, nonostante la crisi energetica, nonostante il debito pubblico, nonostante Soumahoro, il modulo nelle ultime settimane è stato compilato anche e soprattutto per La Legge di Bilancio 2023: lo “scandaloso” tetto massimo all’uso del contante a 5.000€ e l’eliminazione dell’obbligo all’utilizzo del POS sotto i 60 euro. Insomma, i problemi reali del Paese.
Sembrerebbe infatti che alzare la quota di denaro contante potrebbe favorire il lavoro nero, come se del resto 1.000 euro moltiplicati per 5, non facciano già 5.000. Non poter pagare con il bancomat il caffè potrebbe in effetti procurare un danno notevole in tema di riscossione del reddito non dichiarato, o dare una sferzata e rendere più sostenibile il rapporto tra banche ed imprenditori? Per il bar sotto casa, la parrucchiera in fondo alla via e l’impiegato delle Poste stesso, il vero problema è come riuscire a trovare i soldi per pagare le bollette, più che preoccuparsi del metodo di pagamento.
E se questo governo di certo non fa tutto giusto, è altrettanto vero che una fervente opposizione potrebbe in qualche modo portare qualche vantaggio: uno sguardo più rivolto a quel “mitologico” paese reale sposterebbe la discussione ad un livello diverso, più proficuo, creando quel vero sistema dialettico che rende efficiente qualunque sistema politico. Ma non c’è verso: i diritti sono sempre quelli degli altri.
Classe 1993 e boomers per scelta (non cercatela su Instagram, non c’è). Laureata in Filosofia con una tesi su la Repubblica di Platone, si ritrova da neolaureata vittima del sistema capitalista (che pensava di poter combattere dai banchi dell’università); dapprima nell’ovvio call center a 5€/ora per poi piombare prevedibilmente in una multinazionale americana nella quale ci sguazza e ci sta bene perché, in fondo, è meglio quando la cultura non dà da mangiare.
Conservatrice per alcuni, Compagna per altri, Rossobruna per gli amici.
Tante virgole e poche cose importanti: per Pensiero Verticale qualche riflessione d’attualità e altra monnezza, con un po’ di stile.