Le “Anime tormentate” arrivano a Lodi. Presentazione con Cesare Ferri
“Anime tormentate”, questo è il titolo dell’ultima opera letteraria di Cesare Ferri, autore prolifico e mai banale di romanzi che oltre ad intrattenerci, stuzzicano il pensiero, portando il lettore ad acute riflessioni riguardo la nostra società, ai suoi limiti ed alle sue storture. L’opera di cui vi raccontiamo oggi non è da meno. Il nostro protagonista è Mattia, un giovane giornalista di provincia, il quale dopo un matrimonio finito male rifugge l’amore, temendo che questo sentimento non gli appartenga più, oramai disilluso si concentra su avventure banali, scappatelle di poco conto. Tutto ciò trova però la sua conclusione in un incontro inaspettato, una giovane donna di nome Giada insidia il suo cuore portandolo a credere in una nuova rinascita. Questa storia dimostra però sin dall’inizio di avere dei limiti dovuta alla distanza che separa i due amanti, ma segnerà l’inizio di un lungo viaggio interiore che lo porterà a coronare un insperato sogno di amore. In tutto ciò Mattia è alle prese con un nuovo incarico letterario, infatti, il direttore del quotidiano per cui lavora, gli ha chiesto di indagare su questa misteriosa figura che loro chiamano l’abate Faria per via del suo aspetto austero, gli occhi taglienti, barba e capelli molto lunghi. Il riferimento al romanzo di Dumas non è affatto casuale, infatti questo insolito personaggio sole distribuire bigliettini per il corso della sua piccola cittadina recanti citazioni ed aforismi propri e di altri autori, come ad ergersi a figura paideutica. Seppur con molte difficoltà Mattia, riesce finalmente ad avvicinarlo, anche grazie all’aiuto del fratello di quest’uomo che scopriremo chiamarsi Armando. Michele, il fratello di Armando, rivela infatti che Armando si diletti nell’arte della scrittura, partorendo sia aforismi che meravigliose poesie, le quali egli custodisce gelosamente e non ha mai mostrato a nessuno, ma che come la sua produzione letteraria troveranno la luce grazie alla caparbietà del nostro Mattia.
Addentrandosi all’interno del mondo di Armando, giudicato pazzo dal mondo che li circonda sia per una funesta gioventù che per questa sua abitudine di distribuire in silenzio perle d’intelletto ai suoi concittadini si nasconde la volontà esegetica del contemporaneo Faria. L’abate fu il dotto che istruì Edmond Dantes durante la sua prigionia, Armando vestendo i panni di Diogene il cinico cerca uomini con la sua lanterna, composta da piccoli frammenti di carta macchiati d’inchiostro. Fra tanta spazzatura di carne dovrà pur trovarsi qualche uomo? Armando nient’altro è che colui la cui opera aspira a portare l’uomo ad un ragionamento superiore, al superamento di stesso per giungere ad un condizione oltre alla propria. Le sue esperienze di vita lo hanno condotto ad intraprendere questo percorso, come fosse una sorta di antidoto alla malattia che attanaglia il cuore dei suoi pavidi astanti. Una narrazione complessa, caratterizzata da un linguaggio a volte crudo, a volte austero, ma comunque sempre originale, come Cesare del resto ci ha sempre abituato. Non vi resta altro immergervi in questa surreale avventura, trovando risposta all’interrogativo principe del romanzo: chi è veramente Armando?
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