Gesù Bambino “disturba” i diritti delle donne. Parola di Cgil
Non contenti della figuraccia della settimana scorsa, quando a Bologna l’elezione del nuovo segretario provinciale fu salutata tra i pugni chiusi col sottofondo dell’inno sovietico, la Cgil adesso pensa bene di attaccare un quadro della Sacra Famiglia posto all’interno dell’ospedale civile di Venezia.
L’annosa questione – che naturalmente non riguarda i diritti dei lavoratori – è stata sollevata dal neo segretario provinciale della Cgil, Daniele Giordano, seguito a ruota dalla capogruppo del Pd in consiglio comunale Monica Sambo e dal consigliere regionale Jonatan Montanariello.
Secondo il perspicace Giordano, “pare che l’installazione si trovi proprio nei pressi delle stanze dove avvengono i colloqui per valutare le interruzioni di gravidanza”, e dunque, “il conforto che le donne devono trovare in un momento così particolare e delicato come quello del parto, o di una scelta complessa e spesso dolorosa come quelle dell’interruzione di gravidanza, non devono in alcun modo essere accostati a un credo religioso che potrebbero mascherare comportamenti da ‘stato etico’ che non possono trovare in alcun modo cittadinanza a Venezia”.
Chi ha un ruolo di responsabilità nel maggiore sindacato italiano dei lavoratori, quindi, li difende attaccando i riferimenti religiosi, “rei” di influenzare le donne che decidono di abortire, colpevoli di essere simboli di uno “stato etico”. A questa dialettica dell’assurdo dà manforte anche il Pd con i suoi lungimiranti consiglieri: “Chiediamo che si rimuovano immediatamente tutte le rappresentazioni religiose che vanno contro la sensibilità delle donne e il rispetto dei loro diritti. Il compito dell’Ulss è di garantire alle donne il loro diritto a una libera scelta, in tempi adeguati, rimuovendo tutti i vincoli e le difficoltà che oggi ci sono. In Veneto il diritto all’interruzione di gravidanza è sempre più messo in discussione dalla diffusione dei medici obiettori e dalle tante difficoltà, anche burocratiche, che le donne trovano nel fare questa scelta. […] Si evitino le strumentalizzazioni e si garantisca il rispetto delle donne e dei loro diritti”.
Già, i diritti. Quello di abortire, innanzitutto. Rigorosamente in uno Stato laicista (laico è troppo poco), meglio se con un lavoro precario e una casa “green” in affitto. La sinistra tocca ancora una volta il fondo, ricordandoci che al peggio non c’è mai limite.
Nato, cresciuto, vivente in Italia. Coniugando idee e scrittura. Il politicamente corretto non abita qui.