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Almeno l’appetito lasciatecelo!

| Redazione |

Pedofilia ed omosessualismo hanno le loro complessità dialettiche, sicuramente; la prima ha il grave fardello dell’abiezione, ma la fortuna di essere ancora intollerabile per (quasi) tutti. La seconda, certo, va di moda ed alla grande, ma come la prima ha un forte radicamento in ciò che è o non è natura. Quella che qui esaminiamo, invece, è una faccenda squisitamente (sic) da porsi sul livello della cultura

“Cultura” non significa “questa cosa fa bene o fa male”, ma significa “credo che questa cosa sia buona o sia cattiva”. La precedente affermazione è infatti nel regno della natura: per esempio fa bene riprodursi con l’altro sesso (l’avreste mai detto?); fa male però farlo con chi non ha raggiunto la maturità sessuale. Mangiare gli insetti, invece, può benissimo darsi che faccia pure molto bene. Il problema è che ci fanno semplicemente schifo.

A pensarci bene però, anche un gamberetto o un astice che zampettassero in giardino diventerebbero all’improvviso poco invitanti. Ma nuotano! E sono di un bel colore! Dunque ok, avanti coi fritti misti. Perché siamo portati a pensarlo? È una domanda cruciale, davvero. E non è la sola. Perché il cane in Cina si mangia tranquillamente? Perché macellare equini in Inghilterra è una bestemmia capitale? Perchè Deuteronomio 14 vieta il consumo di maiale ai figli di Abramo? Perché cazzo gli americani mettono l’ananas sulla pizza? Troppo poco spazio per rispondere a tutto: basti per ora dire che è semplice cultura. E “culturale” mica significa “chi se ne frega, allora vuol dire che in fondo prima si può cambiare, poi è meglio farlo ed infine si deve”, a scanso di equivoci. Elementare, Overton!

Ci districhiamo ogni giorno tra mille problematiche culturali. Anche il cannibalismo, d’altronde, è una cosa che nella nostra cultura non è carino fare. In fondo se un cristiano è già morto, che male gli fai a staccargli un braccio? È pure molto nutriente, magari persino gustoso! Probabilmente quanti di noi, nella scelta tra morire d’inedia o infrangere uno dei nostri più grandi taboo (ergo, cultura) ci ciberemmo del nostro prossimo.

L’autore perciò non intende categoricamente alimentarsi di insetti bensì di provocazioni, senza le quali non potremmo capire perché mai davvero questa faccenda ci provochi cotanto ribrezzo. L’insetto è dannatamente diverso da noi: nasce da un uovo, ha un numero di arti che non comprendiamo, un muso che non esprime emozione alcuna, uno scheletro fuori anziché dentro, può avvelenare, cammina sopra altri esseri. È ai nostri antipodi nel regno animale, è alieno a noi, non ci si fida ad ingerirlo, spiace tanto. E va da sé che nel deserto quasi chiunque proverebbe a cibarsi del più ributtante scorpione scovato tra le dune, essendo mosso da un istinto (ergo, natura) di autoconservazione.

Tutto ciò è dunque sufficiente a normalizzare l’hamburger alle camole?

E non se ne voglia ai veg(etari)ani che sicuramente non desiderano intestarsi questa grande “vittoria” culturale; chi scrive bazzica tali schiere (a giorni alterni a onor del vero) ma sicuramente preferisce una unta e saporita farinata ligure per raggiungere il proprio apporto proteico a suon di legumi. Già, e le proteine? Perché in fondo tutta questa grancassa nasce per ridurre il consumo di carne mondiale. Smodato, insostenibile, sicuro: ma quella del bacarozzo è la risposta sbagliata ad un problema corretto.

C’è un piccolo gioiello di cinematografia distopica, andato allo schermo col titolo Snowpiercer. Senza eccessivo spoiler, l’esiguo scibile umano sopravvissuto ad un disastro globale viaggia su questo surreale treno chilometrico che diventa una metafora marxiana delle società divise in classi. Ebbene, in fondo al treno si mangiano barrette liofilizzate alle larve, è chiaro; in testa il monarca-macchinista (una sorta di Bezos/Musk) può concedersi abbondanti tagliate di bovino prima scelta.Cui prodest è tra gli interrogativi principali che muovono la Storia. A chi giova perciò preparare le masse ad accettare il consumo di cibo di cui farebbero a meno?

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