Il “politicamente corretto” entra in piscina
Può capitare che, di rientro da quattro bracciate in vasca, ritornate in spogliatoio per darsi una passata di shampoo in doccia e infilarsi nuovamente abiti civili le clienti del centro sportivo s’imbattano in donne un pò, come dire, diverse”, anatomicamente un tantinello anomale. Insomma, uomini. Facendoci caso, effettivamente, l’ingresso delle docce alla piscina comunale Suzzani, nel cuore del quartiere Bicocca a Milano, non presenta cartelli con le indicazioni differenziate per uomo e donna. Quindi il rischio di sgradite sorprese risulterebbe essere parecchio alto.
Le segnalazioni pervenute relative a questa curiosa mancanza, relegabile al livello di sterili polemichette di costume (ci passerete la facile battuta…) se non albergasse remotamente il sospetto di una mossetta di natura ideologica dati gli sventurati e perversi tempi che ci troviamo a vivere, sono giunte fino alle istituzioni. Su tutti la denuncia di Massimiliano Bastoni, consigliere comunale e regionale della Lega, che senza mezzi termini bolla la questione come “imbroglio unisex imposto agli utenti”.
“La recente ristrutturazione degli spazi delle docce e degli spogliatori”, spiega Bastoni, “ha visto l’eliminazione della suddivisione tra uomini e donne provocando non propri problemi di utilizzo promiscuo e imbarazzo. Gli spogliatori delle squadre di nuoto, non interessati dalla riqualificazione, hanno mantenuto la distinzione tra i sessi mentre le nuove aree sono all’insegna del politicamente corretto senza la benché minima preoccupazione delle conseguenze e della sensibilità delle utenti”.
Come interpretare dunque quest’ennesimo azzardo “politically correct”? “Si tratta di una operazione subdola che impone l’imbroglio unisex agli utenti con lo scopo dichiarato di rompere ogni corrispondenza tra l’identità sessuale biologica e la strutturazione della personalità, e che di conseguenza destabilizzano i milanesi, in particolar modo i ragazzi che frequentano i corsi di nuoto, modificando la stessa antropologia umana.”
Milano è sin dalla kermesse Expo del 2015 il campo di sperimentazione privilegiato delle nuove tendenze social-culturali. Di certo la già immaginata abolizione della separazione dei generi persino in luoghi dentro i quali l’intimità (e le differenze biologiche) conosceva ancora un rifugio sicuro non dispiacerà a tanti. Maschi, ci permettiamo sessisticamente di intuire. Quando vi sono però tentativi nemmeno poi così troppo velati di sdoganare il non sdoganabile e di introdurre, “piano piano e poi all’improvviso” come scriveva Hemingway, nuovi modelli di convivenza sociale dimentichi della più infima soglia del pudore, allora confondersi diviene facile. Dentro e fuori da uno spogliatoio.
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