Homo Deus e una via di salvezza
a cura di KEK_KILLS_MOLOCH
Viviamo in un’epoca in cui i paradigmi dominanti sono messi in discussione, dove la diversità, l’uguaglianza e l’inclusione formano una sorta di “trinità liberale” o “progressista”, particolarmente in Europa. Questi concetti, sono spesso utilizzati in modo contraddittorio e ambiguo. Non solo sollevano interrogativi su quale diversità, quale uguaglianza, quale inclusione perseguire, ma sono anche soggetti a manipolazioni per servire interessi specifici. Il risultato è una normativa sociale che, piuttosto che riflettere le tradizioni e le consuetudini locali, cerca di modificarle. Ciò capovolge l’ordine naturale delle cose, dove tradizionalmente le leggi nascevano dalle usanze, non il contrario.
In questo contesto, chiunque difenda questa “santa trinità” ottiene quasi una licenza di insultare e incitare alla violenza contro chiunque osi porla in discussione. Non è ammesso alcun dibattito: bisogna amare la trinità senza riserve.
Questo parallelismo con l’aspetto religioso è rilevante, poiché la nostra società ha mantenuto in maniera molto evidente alcune caratteristiche del cristianesimo, tralasciandone altre. Il cristianesimo ha introdotto in Europa una concezione temporale radicalmente diversa rispetto alle civiltà precedenti (il tempo presso greci era scandito dalle stagioni, come quello Romano). Riassumendola brevemente, il passato è associato al male, il presente è il percorso di redenzione e il futuro è la promessa di salvezza.
L’osservazione di Gianni Baget Bozzo che le radici cristiane dell’Occidente emergono proprio quando non sono riconosciute, si rivela molto profetica. Questo fenomeno si manifesta con maggiore intensità in ambiti storicamente legati alla politica, alle leggi e ai costumi. L’Occidente, dopo aver esaurito l’impulso emancipatorio verso uno Stato sociale con la caduta dell’URSS, è entrato in una fase di “vuoto”, segnata da una regressione culturale profonda. Questo ha portato all’abbandono delle istituzioni politiche virtuose che caratterizzavano il nostro passato, lasciando spazio a elementi deviati della società che manipolano ogni aspetto della stessa. Questo “vuoto” ha tratti distintivi in tutte le tirannidi, specialmente nella ferocia con cui si piega la libertà individuale.
Tuttavia, ciò che lo distingue è il supporto di una tecnologia invasiva che permette un controllo di massa senza precedenti. Per comprenderlo a fondo, dobbiamo superare i pregiudizi e riconoscere che il mondo occidentale ha sviluppato modelli ideologici che hanno ignorato secoli di ricchezza filosofica. La nostra ossessione per la perfezione e la divinizzazione dell’uomo riflette una profonda lotta interna, un tentativo di riempire il vuoto lasciato dall’abbandono della fede spirituale.
Questa tendenza è particolarmente evidente nelle élite sociali e tra i leader politici, che vengono spesso elevati a livelli quasi mitici. Tuttavia, la fallibilità intrinseca dell’uomo svela l’assurdità di questa idealizzazione. Personaggi storici come Marx, Che Guevara e Salvador Allende, pur essendo stati nell’ordine, antisemiti, omofobi e razzisti, sono venerati come idoli, ma la realtà oggettiva va ignorata. La nostra riluttanza ad accettare la fallibilità umana e la complessità delle ideologie, ha portato a una visione semplificata e polarizzata della storia e della politica.
Molti si rifiutano di riconoscere che le figure che venerano possono avere difetti o possano aver commesso errori gravi, a causa di un pregiudizio storico-ideologico o semplicemente per pigrizia mentale nel riconsiderare o riscrivere la storia.
Dobbiamo rimuovere la polvere di ipocrisia che si accumula su molti ragionamenti, incentivando riflessioni critiche e obiettive sulla storia e sull’evoluzione della società. Poiché più ci addentriamo nel XXI secolo, più diventa difficile sciogliere questo nodo gordiano. Essa però è un’impresa necessaria al fine di comprendere veramente la natura della nostra civiltà e il suo percorso.
L’abbandono della fede spirituale e l’ascesa degli idoli umani sono sintomi di una società in cerca di nuove certezze e punti di riferimento. Ciononostante, la risposta non sta nell’idealizzazione cieca di figure umane, ma nell’accettazione della nostra complessa e talvolta contraddittoria natura umana, una prospettiva che ci permetterà di vedere oltre e probabilmente di riuscire ad amare sinceramente. Riconoscere i limiti dell’essere umano è un esercizio spirituale obbligatorio. Questa tendenza ha un impatto profondo sulle nostre relazioni sociali e soprattutto sentimentali, spingendoci spesso verso l’isolamento di noi stessi.
In una società ossessionata dagli idoli, perdiamo la connessione autentica con gli altri; pensiamo di essere divinità per compensare il vuoto dello spirito; controlliamo, possediamo e pretendiamo devozione poiché l’amore non siamo più capaci di comprenderlo. Ma riflettere sulla solitudine che deriva da questo è tutta un’altra storia.
Pensiero Verticale è un progetto editoriale esclusivamente telematico dedicato all’approfondimento culturale, all’attualità politica, all’analisi delle dinamiche che muovono confusamente la contemporaneità.