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Roma Eterna. L’origine, il mistero, il destino / parte III

a cura di Federico Fregni (Societas Hesperiana)

All’epoca di Namaziano, già da tempo, gli empi, nominalmente adoratori di Cristo ma percepiti essenzialmente come Atei, avevano prima di tutto snaturato il sistema giuridico, e quindi sacrale, della Città e dell’Impero, separando lo Stato, ora laico, dalle leggi divine, ponendovi a capo sovrani non più garanti della Pax Deorum Hominumque. In un secondo momento, i culti aviti, prima pubblici e poi privati, vennero perseguitati, e i costumi degli Avi si rifugiarono nel duplice esilio del mondo delle arti e delle lettere, da una parte, e nel folklore delle classi popolari, dall’altra. Gli effetti di questo oscuramento, e di questo autentico tradimento, perdurano tutt’ora, in Italia e in tutta Europa; forse non esagereremmo nell’affermare che tutto il mondo ne abbia probabilmente più che sofferto, e in una misura ben al di là della semplice problematica religiosa: è l’assenza, nella nostra parte di mondo, di una Res Publica sacrale e divinamente ispirata a trasformarci di fatto, da Uomini e Donne Tradizionali e centrati in individui atomizzati, esposti ai capricci deterministici del Fato e alla prepotenza degli empi che fondano il loro governo unicamente sul dominio delle cose terrene, una trasformazione al peggio che oggi appare più che mai ultimata, con la caduta progressiva di tutti gli ultimi surrogati e di quasi tutte le sopravvivenze residue dei costumi aviti e dell’idea stessa di un potere legittimo solo in quanto augurato e sacralizzato.

PIETAS ED EQUILIBRIO

In questo scenario neo-barbarico, nel quale, oggi, vediamo l’attuarsi finale di una farsa caotica e ‘comitragica’, quale parodia di qualsiasi ordine previgente (persino post-Romano), cosa rimane all’Uomo Italico per ricercare la Pietas e l’Equilibrio? Dobbiamo forse cullarci nel languore e nel culto delle rovine?

Noi crediamo di no. Cicerone ci ricorda che i Sacra Privata precedono il Culto Pubblico, del quale sono fondamento primordiale ed irrinunciabile. Roma stessa, quale Urbe Divina, si fondava ed era mantenuta sottilmente aderente all’Aeternitas della Fondazione dalla Pietas dei propri cittadini, dediti al sempiterno perpetuarsi dei Costumi dei Padri e, non in ultimo, alla continua ri-evocazione della Potenza stessa delle Genialità del territorio. La brace sopita dei Foco-Lari domestici, invero, arde ancora, senza fretta né tracotanza, ma non per questo con meno Potenza: si riaccendono Fuochi nelle case, trai campi e sui monti. Di casa in casa, di monte in monte si riaccendono le luci di Hesperia, ad immagine dei luminari celesti: è il normale ordine delle cose che non accenna a cambiare il suo corso, perché al giorno segue la notte, ed alla notte un nuovo giorno.

Possono essere passati i dodici secoli assegnati al Senato e al Popolo Romano, ma mai è stata ex-augurata la fondazione romulea della Città Eterna, mai spezzata quella traslazione del culto del Genio del popolo Romano, dagli abitanti di una città stato a tutti i popoli di Hesperia, voluta da Ottaviano Augusto e, soprattutto, nessun proliferare di empi, di superstiziosi, di entità profane, ignare o persino nocive, può indebolire la Potenza intrinseca dei Luoghi Fatali di Roma e di Hesperia-Italia: essi, eterni, ispirano l’uomo pio che coltiva se stesso e il rapporto col divino per se e per la sua famiglia che li visita e che, con cuore puro, li onora. Presso questi Luoghi Sacri si riuniscano dunque nuove Primavere Sacre di giovani uomini e di giovani donne Italici, presso questi luoghi si accendano nuove fiamme per i focolari domestici e che essi veglino sulla nascita di nuove generazioni centrate ed etnicamente consapevoli, ispirate dalle Deità Etnarche delle nostre genti e della nostra Terra.

PATTO D’ORIGINE

Si riuniscano i popoli di Hesperia-Italia, discendenti legittimi dei popoli di allora, si giurino fedeltà l’un l’altro nei luoghi testimoni della grandezza dei Padri, scelgano nuovamente luoghi propizi per ri-fondare la propria Pietas, la propria consapevolezza interiore, la propria Storia, il proprio ruolo nel mondo. Eleggano essi nuovamente Roma come cuore pulsante di Hesperia in virtù della sacralità della sua fondazione da parte dei nostri Avi Indoeuropei e della santità dei luoghi dove essa sorge, da essi riconosciuti come immagini terrene di luoghi divini, non certo per nostalgia del suo ruolo storico, né tantomeno attaccandosi al surrogato e pallido fantasma della Roma dei papi o, peggio ancora, di una Roma capitale di uno stato che non rappresenta i suoi popoli e che, oggi, addirittura li svende alle peggiori manifestazioni dell’anti-impero finanziario neo- cartaginese.

Con questo spirito, oggi 21 Aprile, rechiamoci nuovamente nei Luoghi Fatali di Roma, sul colle Palatino, nel Foro, sul Campidoglio e sulle rive del Tevere, poiché questi luoghi sono vivi ed ispiranti a prescindere dalle rovine e delle memorie storiche, pur importanti. Non la nostalgia, ma unicamente la Pietas, il senso del dovere, del rispetto e il senso di Amore, ci portano ad onorare ogni anno quel 21 Aprile che ci ricorda l’eterna giovinezza di Romolo e dei suoi compagni, di Roma e dell’Italia, una giovinezza che si fondava sulle vetuste e precedenti memorie di una Hesperia antichissima e primordiale, una giovinezza che si manifesta nuovamente nel momento più buio della senescenza dell’anti-Roma contemporanea, una giovinezza che ispirerà, auspichiamo, una autentica ri- fondazione di un Ordine umano e Divino e la rinascita dell’Urbe Eterna tra le rovine di innumerevoli ‘Roma prima di Roma’.

Ciò che auspichiamo è nascosto tra le pieghe del Mistero del Tempo e non è dato sapere cosa serbano per noi, in ultimo, i Numi: ci basti sapere che sul colle Palatino ad ogni primavera sbocciano i fiori e si rinnova l’alloro, e che il sole rinasce ad Est ogni giorno, incurante di quanto sia stata buia la notte.

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