Svolta sul nucleare, accordo Russia-Uzbekistan
Le prime visite ufficiali all’estero di un presidente dopo l’insediamento sono sempre indicative delle priorità in politica estera. Seguendo questa logica non stupisce quindi che il primo viaggio di Vladimir Putin dopo la sua rielezione sia stato a Pechino, divenuto ormai il più stretto partner di Mosca. Più interessante invece la scelta di visitare alla fine di Maggio l’Uzbekistan con al centro delle trattative la questione energetica.
EVOLUZIONE E CRISI DEL SISTEMA ENERGETICO UZBEKO
Alcune brevi informazioni sulla situazione energetica in Uzbekistan. Dopo il caos dei primi anni di indipendenza successiva al crollo dell’Unione Sovietica, la popolazione ha cominciato ad aumentare velocemente. Essendo un territorio piuttosto ricco di risorse naturali, verso la metà degli anni 2000 il governo di Tashkent era arrivato a soddisfare pienamente la richiesta interna di carburante e gas, riuscendo anche ad esportare quest’ultimo. Tuttavia in quel momento il paese aveva raggiunto il picco delle proprie capacità energetiche mentre il fabbisogno cresceva sospinto dallo sviluppo dell’industria e dell’agricoltura. Così ogni estate, quando i consumi elettrici aumentano a causa del riscaldamento, si verificano blackout periodici.
Attualmente in Uzbekistan sono operative sette centrali termoelettriche e sei centrali idroelettriche. Il paese fa parte del ‘Sistema energetico unificato dell’Asia centrale’ che comprende anche Tagikistan, Turkmenistan, Kirghizistan e le regioni meridionali del Kazakistan, attraverso le quali arrivano forniture di elettricità dalla Federazione Russa.
MINI CENTRALI NUCLEARI E VANTAGGIO COMPETITIVO RUSSO
Da tempo Tashkent sta negoziando con Mosca la costruzione di una centrale nucleare su vasta scala che consentirebbe di colmare l’enorme buco nel bilancio energetico nazionale. Ma alla fine la scelta sembra essere ricaduta su una serie di centrali a bassa potenza. Rosatom e il governo dell’Uzbekistan hanno infatti sottoscritto un contratto vincolante per la costruzione di sei mini centrali nucleari modulari (SMR). Si tratta di reattori a fissione nucleare di piccola taglia, con una potenza non superiore a 300 MWe, composti da piccole unità delle dimensioni di un container. Questa tecnologia è considerata il futuro nello sviluppo dell’atomo pacifico e consente sia di ridurre i tempi ed i costi di realizzazione sia di adattarsi meglio al sistema energetico nazionale. L’Uzbekistan ad esempio ha un territorio geograficamente molto esteso ed un singolo stabilimento nucleare centralizzato obbligherebbe a costruire migliaia di kilometri di nuove linee elettriche per distribuire l’energia prodotta in tutte le regioni. Optando per le mini centrali invece è possibile distribuire gli impianti nei principali punti chiave.
In questo campo la Russia è leader mondiale incontrastato, considerato che ha realizzato l’unica installazione attualmente in funzione (Akademik Lomonosov) e ne ha un’altra in costruzione in Yakutia. Con il progetto in Uzbekistan si appresta ad inaugurare il mercato delle esportazioni, un passo molto importante tenendo conto anche del ritardo di tutti i suoi competitor. Per fare un raffronto l’Unione Europea stima di realizzare il suo primo mini-reattore non prima del 2030 mentre negli Stati Uniti il progetto che avrebbe dovuto inaugurare la prima SMR americana nel 2029 è stato chiuso a Novembre 2023 per mancanza di fondi.
Project manager in ambito informatico di professione e giornalista per diletto.
Amante dello sport, interessato alla politica, esperto di relazioni internazionali e conoscitore nello specifico del mondo russo.
Fondatore dell’associazione di volontariato ‘Vento dell’Est’ che si occupa di relazioni tra Italia e Federazione Russa nei settori della cultura, dell’informazione e della solidarietà.
In passato collaboratore del quotidiano online ‘Il Primato Nazionale’ e autore del libro ‘Curva Pistoia’.