Nei cieli del Vittoriale: l’Auditorium e lo S.V.A.
a cura di Cristina Di Giorgi
Ci sono luoghi in cui la Storia non solo la apprendi guardando e leggendo ma ti entra nelle vene e scorre sottopelle. Perchè la respiri insieme all’aria. E vedi con gli occhi dell’anima e del cuore gli Uomini che l’hanno fatta. Li vedi agire, andare oltre i limiti, dimostrare cosa significa essere grandi e rendere grande l’Italia.
Uno di questi luoghi è il Vittoriale degli Italiani, ricchissimo di spunti e stimoli che chiunque, visitandolo, può fare propri e tradurli, nel proprio piccolo, in elementi di crescita personale e collettiva. Chi, infatti, ha visitato almeno una volta la casa museo di Gabriele d’Annunzio sa benissimo che quando varcherà il cancello per uscire non sarà lo stesso di quando è entrato, qualunque sia il suo pensiero e livello di conoscenza dell’opera del Vate e della storia che ha contribuito a scrivere. Questo particolare processo si consuma perchè, come detto all’inizio, la struttura adagiata non lontano dalle rive del Garda consente di entrare in contatto profondo con la storia d’Italia ed in particolare con alcuni episodi e momenti della stessa che meritano, per il loro significato, uno spazio quanto più ampio possibile nel sapere e nel sentire comune.
Tra essi c’è senz’altro una delle pagine più celebri di cui fu protagonista, insieme ad altri valorosi, lo stesso d’Annunzio: il volo su Vienna. Era il 9 agosto 1918 quando, a bordo di una pattuglia di Ansaldo S.V.A., un manipolo di piloti portò a termine quello che fu definito anche il “folle volo”. Un volo privo di effetti bellici ma importantissimo a livello politico e morale. Un volo durante il quale, passando nei cieli della capitale austriaca, gli aerei italiani lanciarono centinaia di migliaia di volantini con due messaggi, uno del Vate e l’altro di Ugo Ojetti, destinati alla popolazione della città, in cui la si invitava a smettere una guerra che avrebbe sicuramente perso.
“Non ho mai sentito tanto profondo l’orgoglio di essere italiano. Fra tutte le nostre ore storiche, questa è veramente la più alta”, scrisse subito dopo l’impresa il Poeta. Che nel Vittoriale volle celebrarla facendo issare il velivolo a bordo del quale volò su Vienna nella cupola dell’Auditorium. Coloro che vi entrano dunque, volgendo gli occhi verso l’alto, possono ammirare lo S.V.A. in tutto il suo splendore. E immaginarsi, perchè no, a bordo dello stesso.
Chi scrive ha avuto la grande fortuna di assistere, nell’Auditorium, ad un concerto identitario conclusosi con il lancio, dalle balconate, di manifestini tricolore, che hanno invaso l’aria come quel 9 agosto viennese. Impossibile, per la platea tutta, non commuoversi e non provare un orgoglio infinito per quel senso di italianità che, in quella come in tantissime altre occasioni, si è fatto immenso. Anche grazie a d’Annunzio.
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