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Trinuxtion Samoni. Le vere radici di Halloween – parte II

a cura di Societas Hesperiana

SAMONIOS E L’ESTATE DEI MORTI

Vediamo anche come i quattro mesi legati ai segni fissi dello Zodiaco abbiano tutti il carattere di periodi contenenti qualche riferimento al culto funebre o alla pacificazione dei morti inquieti; a cavallo tra l’Età del Bronzo e quella del Ferro, vale a dire nel periodo in cui l’Astronomia greca e i primi calendari gallici furono codificati, alla festa di Trinuxtion Samoni corrispondeva la fase di luna calante più vicina alla levata eliaca di Antares, la stella cardine della costellazione dello Scorpione, poi slittata più avanti nel corso del tempo a causa della precessione degli Equinozi. Alla luce di questo è logico quindi supporre, facendo analogie con quanto rimasto nel folklore delle isole britanniche, in Francia ed in Italia settentrionale, che le feste di Samonios fossero per i popoli celti e per le compagini galliche romanizzate una ricorrenza legata al culto dei defunti e degli Antenati, allo stesso modo dei Parentalia romani a Febbraio. Ancora oggi, nell’Emilia e in generale nell’Alta Italia di cultura e di parlata gallo-romanza, i giorni della prima settimana di Novembre sono detti “l’Estate dei morti”. Ancora oggi, per la Festa dei Morti, si mangiano castagne in onore dei defunti in tutta la Cisalpina e in varie zone d’Italia è costume lasciare un posto vuoto a tavola per la rappresentanza degli Avi giunti a far visita ai vivi.

Ogni anno veniamo martoriati dalla propaganda puritana contro la “americana e satanica festa di Halloween”, che in realtà non ha nulla di americano o di diabolico, essendo nient’altro che la verniciatura folkloristica – e cattolica! – di queste antiche Feste, portata dagli Irlandesi e da altri immigrati europei, specialmente italiani, anche nelle Americhe. Con le stesse, identiche, modalità della festa irlandese, con tanto di zucche intagliate, ma in forme piuttosto diverse da luogo a luogo, la festa è stata osservata fino a pochissimi decenni fa in quasi tutte le regioni d’Italia. Persone che oggi hanno almeno ottant’anni, così come qualcuno più giovane in alcune aree più conservative e rurali, ne hanno ancora un ricordo più o meno nitido. Sfortunatamente, la festa cadde in disuso quasi ovunque, dopo la II Guerra Mondiale, così come tante altre tradizioni di quell’Italia contadina, museo vivente del sapere popolare immemoriale. Rimasero solo alcuni gesti, come le offerte di fiori al cimitero oppure, in alcune zone, qualche dolce o piatto tipico, unitamente alle celebrazioni liturgiche cattoliche.

SAMONIOS, ZUCCHE INTAGLIATE E FOLKLORE ITALIANO

Chi, oggi, dimentico di tutto ciò denigra “Halloween”, e lo fa utilizzando la retorica puritana dei protestanti anglosassoni, non rende nessun favore alle radici culturali europee e italiane. Se così fosse, dovrebbe costui far sì che le sfumature autenticamente regionali, italiane, europee fossero conosciute e riportate in voga, in vece del consumismo, e non proporre una sorta di “perbenismo” puritano – paradossalmente… molto “all’americana”! – che nulla ha a che vedere con la tradizione europea. Dettaglio curioso: le celebrazioni folkloristiche italiane, da tutto il Nord Italia alla Sardegna, passando per alcune località centro-meridionali, comprendevano assolutamente anche l’odiata/amata “Zucca di Halloween”, e di questo ve n’è anche una documentazione fotografica!


Nel caso del Nord Italia, una ricerca, pionieristica e perfettibile, ma importantissima nella riscoperta di una tradizione ormai obliata e a torto accusata di essere straniera e lesiva delle “autentiche tradizioni di casa nostra”, fu svolta da Gilberto Oneto, che nell’ambito del movimento padanista vide nella tradizione delle zucche intagliate un segno della cultura celtica. Oggi sappiamo che il simbolismo della zucca, dal duplice simbolismo dei semi portatori di vita, da una parte, e dell’analogia col cranio umano, dall’altra, non è soltanto tipica delle aree celtiche d’Italia e d’Europa, ma vale la pena ricordare quanto raccolto da Oneto e dalle testimonianze inviate dagli ascoltatori di Radio Padania Libera, nello stesso periodo:

«La preparazione delle lümere segue linee estremamente omogenee. Si tratta innanzitutto di una incombenza sempre affidata ai bambini e sotto la direzione degli anziani. La zucca viene svuotata, vengono incisi i buchi degli occhi, del naso e della bocca e vi viene introdotta una candela. […] Alcune testimonianze indicano che qualche volta venivano realizzate anche delle orecchie, fatte con semi di granoturco, penne di galline, pezzi di formaggio o scampoli di stoffa. Le zucche sono spesso utilizzate per fare scherzi, per spaventare i bambini, le donne che si recano al lavatoio, le vecchiette che vanno al cimitero, lungo i sentieri e negli angoli più bui. Altre volte sono tenute in mano e portate in processione da giovani e meno giovani, portate in giro dai ragazzi infilate su bastoni, condotte bussando casa per casa per spaventare la gente o tenute in mano e portate per strada da ragazzi coperti da teli bianchi a mo’ di mantello. Oltre che per spaventare la gente e organizzare burle, le lümere vengono anche collocate lungo le strade, vicino alle chiese e ai cimiteri per “illuminare la strada alle anime” e far loro ritrovare il cammino da un mondo all’altro».

G. Oneto, Le lümere, antico segno di celtismo padano, in QQPP, n°21, 1999.

Una notevolissima, più aggiornata e meno politicizzata fonte di informazioni è rappresentata dal libro “Halloween. Origini, significato e tradizione di una festa antica anche in Italia”, di E. Baldini e G. Bellosi, edito dalle edizioni Il Ponte Vecchio, che qui consigliamo a chi volesse approfondire l’argomento andando nel dettaglio. In ogni caso, non solo nel mondo celtico vi erano feste in onore degli Dei inferi nel mese di Novembre; in ambito italico, memorie ataviche della fine dell’Anno Agricolo e della Festa dei Morti sono così radicate che, seppur non pervenuta nel calendario pubblico romano che, va ricordato, non esauriva tutta l’esperienza religiosa romana e italica, è piuttosto improbabile non fosse mai esistito un insieme di analoghe celebrazioni, che ritroviamo nel folklore, da un capo all’altro della penisola. In ambito ellenico, anche in Italia meridionale, nel passaggio tra Estate e Autunno venivano festeggiati Ade e Persefone; la Dea fanciulla diventa, in questa stagione, la regina del mondo dei morti, ella si fa pallida e fugace, come il Sole novembrino, nel suo emergere e riemergere al di là delle nubi e delle nebbie, mantenendoci saldi e vivi in un mondo ‘reale’ che ci appare, in questa stagione, paradossalmente, molto più simile a quello che è: fugace illusione nebbiosa. Che la Luce, dunque, rimanga forte e stabile, nei cuori e nel mondo, guidandoci sempre, attraverso le Nebbie del tempo!

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