12 ottobre 1946: le parole di Mameli diventano Inno d’Italia
Ancora pochi giorni fa l’inno di Mameli con il suo roboante “Sì!” finale risuonava nelle case degli italiani prima delle due partite dei ragazzi di Mancini, riportandoci alla mente i dolci ricordi del trionfo europeo di quest’estate a Wembley.
Se ascoltiamo questo testo è proprio perché è stato adottato temporaneamente il 12 ottobre 1946 salvo poi diventare, de facto, l’inno nazionale d’Italia.
Eppure le origini risalgono a molti anni prima- è il novembre 1847- quando il giovane patriota genovese Goffredo Mameli invia il testo ad un altro genovese, il compositore Michele Novaro.
Mameli ha avuto numerose ispirazioni nella composizione del futuro inno italiano: in primis la Marsigliese, complici le sue simpatie per la Rivoluzione francese ed il famoso motto “Liberté, Egalité, Fraternité”.
Un’altra fonte di ispirazione è stato l’inno greco composto nel 1823: in entrambi casi, infatti, troviamo riferimenti all’antichità classica e al dominio asburgico sulla nostra Penisola.
Inoltre nell’inno di Mameli viene citata la Polonia, con riferimento ai volontari polacchi arruolatisi nelle armate napoleoniche stanziate in Italia.
Già, la Polonia. Con un salto temporale di quasi due secoli la ritroviamo quanto mai distante lungo quell’orizzonte europeo ideato come “comune” e rivelatosi in seguito friabile come roccia sedimentaria. Una Polonia che non ha esitato a “destarsi” dinanzi al ciclone legislativo dell’Unione teso a schiacciarne diritti e sovranità.
E l’Italia, s’è desta?
Liutprando sono proprio io. Con un nickname così non posso che essere di Pavia, dove vivo e lavoro da diversi lustri. Sono appassionato di calcio, musica rock e metal, libri, birra e cibo. E ovviamente, può capitare che troviate il mio regale nome a firma di qualche pezzo qui e là su questa testata, per la quale mi onoro di scrivere da diverso tempo.