A chi parlano veramente?
Tutti noi, in un modo o nell’altro, siamo incappati nel corso della nostra vita in quella strana (e un pò inquietante) sensazione dentro cui ci immergiamo ogniqualvolta accade che chi ci parla, non stia in realtà parlando davvero con noi. L’interlocutore che abbiamo dinanzi ti guarda, ma è come se in fondo stesse in quel momento fissando un punto a caso del tuo volto. Che potrebbe essere, casualmente, la tua fronte, o il tuo sopracciglio, o l’attaccatura dei capelli (se ne hai). Ma, in realtà, nulla di tutto questo. Niente di niente.
Chi ci parla è qualcuno che non ha idea di noi, e lo fa a ritmo martellante, continuo, senza tregua. Prendiamo Mario Draghi, fenomeno primo di questo curioso effetto di straniamento politico. Il capo del governo, vertice della politica italiana insieme al presidente della Repubblica, forse va scusato in partenza: non ha mai fatto politica in vita sua (“non ha mai distribuito un volantino”, si direbbe dalle nostre parti), non si è mai trovato a “farsi contare” in congressi di partito o men che meno in democratiche elezioni, non sa cosa sia una stretta di mano data a esseri umani, non lo immagineremmo a proprio agio nemmeno nello “scomodo” ruolo di dibattere con chicchessia su laqualunque. Insomma, non sa esattamente cosa sia un elettore, figuriamoci una nazione da governare. Ma come si spiegano palesi fake news come “l’appello a non vaccinarsi è appello a morire, non ti vaccini ti ammali e muori, o a far morire, non ti vaccini, contagi e fai morire”, o veri e proprio hate speech del tipo “i nostri problemi dipendono dai non vaccinati”?
Prendiamo Roberto Speranza. Sì, proprio lui. Non c’è circolo, bar, assembramento più o meno spontaneo di persone lungo tutto lo Stivale i cui giudizi sull’operato del ministro della Salute non oscillino tra l’insulto deliberato e l’aperta derisione. Eppure, in nessun modo sembra scalfito da ciò che di lui in giro si pensa. Prendete il caso del suo libro: viene pubblicato, ma viene all’istante autosequestrato per motivi ancora ignoti. O i clamorosi abbagli sui protocolli medici da seguire negli ospedali: tachipirina e vigile attesa, di recente più volte bocciati da qualche “giudice a Berlino”. Piovono inchieste televisive (non molte, per la verità), articoli sui giornali, e anzichè trovarsi uno straccio di giustificazione con cui cercare di salvaguardare la propria integrità morale e politica dopo tanto fango, non si registrano reazioni, nè moti di vita di una qualche rilevanza. Il nulla. Quando prende la parola alla Camera o in televisione, ciò che ci arriva è simile al lamento etereo che Ulisse udì una volta giunto da Tiresia nel regno dei morti. E ci pare incredibile come invece quell’indovino si stia rivolgendo proprio a noi, come se nulla fosse.
Prendete Brunetta. E ancora ce lo ricordiamo madido di sudore dopo aver dichiarato, in preda ad uno stato di eccitazione seguito ad atti di masturbazione sanguinosi, di aver allargato la platea dell’obbligo di GP agli over 50 e a tutto il mondo del lavoro.
Prendete il ministro Lamorgese e il suo “movimento ondulatorio”.
Prendete il generale pennuto il quale ammette pubblicamente che la somministrazione di milioni di dosi continui ad avvenire “senza saperne l’esito”. Oppure, per finire, il mitologico sottosegretario alla Salute Sileri che sostiene in diretta che “il vaccino non è sperimentale”, nonostante la conclusione del trial sia prevista il 23 luglio 2024 (duemilaventiquattro).
Non parliamo, per amor dei lettori, di tutte quelle folte schiere di virologi, medici, funzionari asserviti a poteri non del tutto “terrestri”, le cui contraddizioni, capriole e salti carpiati, profferiti dalle stesse labbra lungo archi di tempo brevissimi, hanno tutt’oggi dell’incredibile per la spudoratezza esibita. Senza vergogna. Il non-sense, l’aperta contraddizione, sempre più ebete e terroristica, non li preoccupa. E’ il modus stesso della comunicazione ad essere mutato: il ricevente, in questo caso, pare non essere per nulla considerato. Il messaggio sarebbe diverso. La fonte, pure.
Quindi, a chi stanno davvero parlando? A quale tipo di massa si stanno rivolgendo? Un sospetto fondato, forse una certezza, lo coviamo.
Classe 1985, milanese di nascita e di crescita (il cognome, del resto, lo testimonia), spendo la vita in occupazioni perfettamente inutili e passioni meravigliosamente crudeli, di quelle, per intenderci, “che non ti portano da nessuna parte”. Appassionato studioso di storia, unica scienza capace di leggere il presente e predire il futuro, ha narrato le vite di grandi figure del passato accarezzate dal vento della pazzia attraverso il podcast La Festa dei Folli (che proseguirà). Per Pensiero Verticale, oltre che del coordinamento generale del progetto, cura i programmi web-radio I podcast di Pensiero Verticale e Zambracca.