Alle radici del male p. 3 / Schizoidi e psicopatici
LE DEVIAZIONI EREDITATE
Le deviazioni ereditate nel tessuto della psiche umana presentano un terreno fertile per studi più approfonditi, soprattutto per quanto riguarda il loro impatto sui fenomeni sociali più ampi. La genetica e la psicopatologia offrono strumenti critici per disvelare come certe predisposizioni ereditarie possano influenzare non solo l’individuo ma intere comunità, plasmando la struttura e la direzione delle società.
Gli esempi di deviazioni ereditate, come l’emofilia e il daltonismo, hanno dimostrato come le predisposizioni genetiche possano avere un impatto significativo non solo sulla salute fisica ma anche sulle capacità psicologiche e sociali degli individui. Il riconoscimento di tali deviazioni nel contesto sociale e la loro gestione riflettono la consapevolezza crescente della necessità di integrare la conoscenza genetica nelle decisioni che riguardano la collettività. In particolare, la discussione si allarga alle anomalie cromosomiche, come il cariotipo XYY, che evidenziano come le variazioni genetiche possano influenzare il comportamento e le predisposizioni a certi tipi di condotta, inclusa la propensione alla violenza o al conflitto con la legge. Sebbene il ruolo di queste anomalie sia limitato in termini di diffusione nella popolazione, la loro esistenza pone interrogativi significativi sul ruolo dei fattori biologici nel determinare i comportamenti umani.
Le deviazioni psicologiche ereditate, pur essendo meno evidenti e più complesse da tracciare rispetto a quelle fisiche, giocano un ruolo cruciale nei fenomeni ponerogenici, ovvero quei processi attraverso cui il male si diffonde nella società. La difficoltà nel riconoscere e studiare queste anomalie risiede nella complessità dell’ereditarietà e nell’interazione tra genetica e ambiente, che plasmano il comportamento umano in modi sottili ma profondi.
- LA SCHIZOIDIA
E’ una condizione psicologica identificata all’alba della psichiatria moderna che continua a catturare l’attenzione degli esperti per la sua complessa natura e il suo impatto sul tessuto sociale. Questa anomalia caratteriale, delineata fin dai primi studi in psichiatria, manifesta una gamma di comportamenti e percezioni che si discostano dalla norma, influenzando significativamente le interazioni sociali e personali degli individui affetti. Gli individui schizoidi si distinguono per la loro ipersensibilità, diffidenza e una marcata indifferenza verso i sentimenti altrui. La loro tendenza a interpretare erroneamente le intenzioni altrui, combinata con un’insicurezza che spesso si traduce in estremismo e desiderio di vendetta per offese percepite come minori, li rende figure complesse all’interno delle relazioni interpersonali. La loro visione del mondo, spesso distorta e pessimistica, li porta a sostenere ideologie rigide, credendo che solo un controllo forte e centralizzato possa mantenere l’ordine in una società intrinsecamente incline al male.
Tali individui, quando messi alla prova da situazioni di stress, possono mostrare una fragilità che li porta vicini a stati di natura psicotica, rendendo la loro diagnosi a volte confondibile con forme più gravi di disturbi mentali, come la schizofrenia. La loro emotività sopita e un’attenuata capacità di percepire la realtà psicologica li portano a sviluppare ragionamenti che, sebbene possano essere logicamente validi, sono spesso privi di un’adeguata considerazione per la complessità delle dinamiche umane.
Il ruolo della schizoidia nei fenomeni macrosociali diventa particolarmente rilevante quando le teorie e le dottrine elaborate da individui schizoidi vengono diffuse su larga scala, influenzando il pensiero e il comportamento di gruppi significativi di persone. La mancanza di consapevolezza da parte del pubblico riguardo alle peculiarità psicologiche degli autori di tali opere può portare a interpretazioni errate e a una diffusione di ideologie potenzialmente divisive e dannose.
IL “CASO” MARX
Nell’esaminare l’influenza della schizoidia su figure storiche e le loro opere, l’analisi dell’opera di Karl Marx si rivela particolarmente significativa. Marx, le cui teorie hanno esercitato un impatto profondo e duraturo su diverse generazioni e sistemi politici, potrebbe essere stato influenzato da tratti schizoidi, che a loro volta hanno plasmato la sua percezione del mondo e la natura delle sue teorie.
Gli individui schizoidi, caratterizzati da una visione del mondo spesso distante e da un’interpretazione rigida e polarizzata delle dinamiche sociali, tendono a formulare ideologie che riflettono la loro percezione interna della realtà. Nelle opere di Marx, questo può tradursi in una delineazione netta e intransigente tra le classi, una visione intrinsecamente conflittuale delle relazioni sociali, e un’enfasi sulla necessità di un cambiamento radicale, se non rivoluzionario, per ristrutturare l’ordine sociale.
L’elemento schizoide potrebbe essere evidente nella maniera in cui Marx concepisce l’umanità e la storia: una lotta perpetua di opposizioni, una visione che potrebbe essere ricondotta all’ipersensibilità e alla propensione al conflitto tipica degli schizoidi. La sua enfasi su una realtà storica guidata da conflitti di classe e la sua visione della società come palcoscenico di una lotta incessante per il potere e la giustizia riflettono un mondo interpretato attraverso lente di una mente incline a visioni estreme e dottrinali.
Le persone che leggono Marx senza essere consapevoli di questi possibili sottintesi schizoidi, possono non riconoscere il filtro attraverso il quale le sue teorie sono state concepite. Di conseguenza, possono interpretare le sue idee come riflessioni oggettive sulla realtà sociale, piuttosto che come prodotti di una visione del mondo profondamente influenzata da tratti schizoidi. Questo può portare a divisioni e a un’adozione di ideologie che, in pratica, possono risultare contrarie agli interessi e al benessere della società nel suo complesso.
Comprendere la possibile presenza di tratti schizoidi in Marx aiuta a fornire una cornice critica per valutare le sue teorie, riconoscendo dove la sua interpretazione della realtà sociale potrebbe essere stata colorata da una visione del mondo distorta. Ciò non sminuisce necessariamente il valore o l’influenza delle sue opere ma invita a un’esplorazione più sfumata e critica del suo pensiero e del suo impatto sulla società contemporanea.
2. LA PSICOPATIA ESSENZIALE
La psicopatia essenziale, un’anomalia che esercita un’influenza significativa nei processi
ponerogenici, si manifesta in una varietà di comportamenti che sfidano le norme sociali e morali consolidate. I portatori di questa anomalia, descritti da alcuni psichiatri come “daltonisti dei sentimenti umani e dei valori socio-morali”, esibiscono una marcata incapacità di comprendere e rispettare i sentimenti e i valori altrui, creando così un impatto sostanziale su tutti i livelli della società. La prevalenza di questa condizione è relativamente rara, ma il suo impatto è profondamente significativo, specialmente considerando che la sua presenza può essere più marcata negli uomini rispetto alle donne. L’ereditarietà della psicopatia essenziale potrebbe seguire un modello legato al cromosoma X, sebbene ciò non sia stato confermato definitivamente.
L’essenza della psicopatia essenziale risiede in un substrato istintivo difettoso, che porta a una comprensione distorta o assente delle realtà psicologiche e socio-morali. Gli individui affetti vedono le norme sociali non come guide intrinseche al comportamento, ma come convenzioni arbitrarie imposte dall’esterno. La loro percezione del mondo è filtrata attraverso un’ottica di profonda incomprensione e
distacco, rendendoli spesso incapaci di formare legami empatici o di riconoscere l’importanza dei sentimenti e dei valori condivisi.
Questi individui non solo mancano di una comprensione autentica delle relazioni umane e delle strutture sociali, ma sono anche propensi a interpretare erroneamente il comportamento e le intenzioni altrui, inclinando verso una visione del mondo intrisa dI cinismo e disillusione. Il loro impatto sulla società può essere profondo, influenzando negativamente le dinamiche interpersonali e contribuendo a forme più ampie di disarmonia sociale e conflitto.
Gli psicopatici presentano una gamma di intelligenza simile a quella della popolazione generale, ma tendono a non raggiungere i livelli più alti di intelligenza o di abilità tecniche. Sebbene possano ottenere successi in ambiti che non richiedono una profonda comprensione delle dinamiche umane o capacità pratiche, la loro visione distorta della realtà limita significativamente la loro efficienza in molti settori. Le valutazioni di “saggezza vitale” o “immaginazione socio-morale” tendono a rivelare carenze notevoli, ben al di sotto delle loro capacità intellettuali misurate.
Gli psicopatici riconoscono e si identificano tra loro sin dalla giovinezza, sviluppando una consapevolezza della loro differenza rispetto alle persone “normali”. Questa percezione alterata li porta a osservare gli altri con una certa distanza, quasi come se appartenessero a una specie diversa, e a sviluppare un proprio sistema di valori e percezioni, distaccato dalla realtà emotiva e morale comune. La loro incapacità di provare emozioni autentiche come l’amore, il rimorso o la colpa li rende estranei alle esperienze umane fondamentali. Considerano le norme sociali e i principi morali come convenzioni arbitrarie, il che li porta a manipolare gli altri senza scrupoli. La loro interpretazione della realtà è spesso errata e tendono a sovrapporre ai comportamenti altrui motivazioni distorte o malevole.
Nei rapporti interpersonali, gli psicopatici sono in grado di imitare emozioni e comportamenti per ingannare o manipolare gli altri, ma queste azioni sono prive di una reale connessione emotiva. L’amore, per loro, è un concetto effimero, spesso ridotto a una mera avventura o a un mezzo per ottenere gratificazione personale. Dopo aver attirato la fiducia delle persone, mostrano il loro vero volto: egoismo, edonismo e mancanza di empatia. La società spesso fatica a riconoscere e affrontare la psicopatia, in quanto gli psicopatici sono abili nel mimare comportamenti socialmente accettabili, rendendo difficile distinguere la loro vera natura. Questa difficoltà di riconoscimento rende cruciale l’educazione pubblica sulla psicopatia per prevenire danni e manipolazioni.
Lo studio della psicopatia rimane un campo vitale per la psicologia e la psichiatria, non solo per comprendere la natura umana ma anche per sviluppare strategie efficaci per la gestione e il trattamento di tali individui, per proteggere la società dalle loro potenziali azioni dannose. La responsabilità legale e morale degli psicopatici rimane un’area complessa, richiedendo un approccio sofisticato che bilanci la comprensione del loro disturbo con la necessità di proteggere gli individui e la comunità dalle loro azioni.
42 anni, madrelingua kreyòl ayisyen, psicologo un pò psicotico, ossessionato dalle foto in negativo, dipendente nei momenti tristi dal kleren. E’ sicuro che diventerà famoso per loe sue analisi inusuali, noiose ma uniche. Appassionato di emozioni forti, trascorre le sue giornate tra sedute di terapia e notti insonni alla costante e indefessa ricerca della verità, dell’ignoto e del perturbante.