Amava Milano
Adorava Milano, la sua frenetica modernità. il dinamico fluire del suo traffico e quel brusco e melodioso sferragliare di tram che sarebbe rimasto ore, col motore acceso, ad osservare asserragliato, fintamente calmo e sereno, nella sua auto.
Amava sopra ogni altra cosa la fragranza impalpabile delle sue polveri sottili, le quali disegnavano artistici arabeschi nei suoi polmoni. Milano gli era entrata nel cuore, ma più ancora nel sangue. Lo scoprì a Niguarda, dopo la seconda visita.
Amava Milano, amava il “triangolo della moda”: le vetrine luccicanti e luccicose di via Montenapoleone, di via della Spiga, di via Manzoni, e le percorreva sognante e quasi inebetito, sentendosi “qualcunoi” per il solo fatto di mettervi piede. E poi…andava dai cinesi in via Sarpi e si comprava 3 camicie a 7 euro.
Amava Milano e il suo impagabile rito dell’aperitivo, la sua allegra e spenta movida, il suo freschissimo Mojito con due patatine a 12 euro in piedi, magari a dicembre, magari al gelo, magari su un marciapiede insieme ad altre decine di disperati travestiti da fighetti.
Era letteralmente innamorato di Milano, questo suo amore era ogni volta scosso quando il pavè, alto poco meno di mezzo metro, finiva per sfondargli la coppa dell’olio.
Amava Milano con i suoi immensi cantieri, tanti cantieri, c’erano tanti cantieri, e poi ancora cantieri…e poi…e poi…non se ne può più!
Amava Milano, la sua aria disinteressata, la sua poetica indifferenza al denaro…
Adorava Milano, affollata, caotica, tentacolare. La più grande città pugliese del mondo.
Era perso di Milano. Le finanze, gli affari, la Borsa…E perfino qualche brava persona.
Ma soprattutto di Milano amava il sommesso sferragliare della metropolitana, il vento caldo dei suoi sottopassaggi, il suo profumo di umanità sempre rivolta da qualche parte, così diretta e mai placata, e soprattutto mai deodorata sotto le ascelle.
Amava insomma Milano con i suoi pregi e i suoi difetti, come se al di là della provenienza diventi un pò milanese anche tu.
Perchè Milano è diventata, ma per noi lo è sempre stata, la NOSTRA città.
Classe 1985, milanese di nascita e di crescita (il cognome, del resto, lo testimonia), spendo la vita in occupazioni perfettamente inutili e passioni meravigliosamente crudeli, di quelle, per intenderci, “che non ti portano da nessuna parte”. Appassionato studioso di storia, unica scienza capace di leggere il presente e predire il futuro, ha narrato le vite di grandi figure del passato accarezzate dal vento della pazzia attraverso il podcast La Festa dei Folli (che proseguirà). Per Pensiero Verticale, oltre che del coordinamento generale del progetto, cura i programmi web-radio I podcast di Pensiero Verticale e Zambracca.