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Arcano XIII. Il pensiero proibito di Mad

| Ecate |

Mad camminava per vicoli maleodoranti. Poteva sentire il fetore uscire dai tombini. Quella mattina i pensieri la tormentavano, senza farle rendere conto dei passanti che, sprezzanti della sua presenza, la spintonavano per farsi largo lungo la via. “Come siamo diventati così bestie?” Si domandava passo dopo passo. Guardare l’uman carname che aveva davanti agli occhi, le ricordava un grande macello a cielo aperto: lamenti strazianti, come mucche che inconsapevoli camminano a testa bassa per andare incontro all’inesorabile oblio. “Bestie, sì, ma soggiogate dalla mano dell’uomo che solo pensa al proprio profitto e a un domani più proficuo”. Accese una sigaretta. Il fumo le inondò i polmoni, una stretta forte allo stomaco, Mad si accasciò contro un muretto di mattoni dove imperava una scritta di vernice bianca: “La Fine è vicina”.  “Ci sarebbe mai stata davvero una fine a tutta questa desolante miseria?” Se lo domandava spesso. Soprattutto si chiese ”Poteva essere la fine una liberazione degli animi? O bisognava temerla in quanto sconosciuta nella sua essenza?”. Tirò fuori lo smartphone dalla tasca della giacca. Con una mossa veloce del pollice, sbloccò lo schermo del cellulare. L’applicazione di Facebook segnava una nuova notifica. Mad l’aprì per vedere con quale buongiorno uno dei tanti suoi follower boomer l’avesse taggata. Alle 8:32 Mad scoprì che una sua vecchia amica l’aveva invitata a seguire una pagina, “Verticale” così si chiamava. Iniziò a spulciare tra gli articoli e ne trovò uno che catturò la sua attenzione: “Spiritus Vitae”. Entusiasta, quasi come se il cielo avesse provveduto a inviarle un messaggio, cliccò sul link e iniziò a leggere.

SPIRITUS VITAE

Fin dalla sua esistenza, l’Uomo ha percepito se stesso come “vivente” in relazione all’ambiente circostante. Nasce, cresce, si riproduce, muore: il ciclo della vita. Ciclo che poteva essere osservato e compreso anche attraverso i fenomeni naturali: alba e tramonto, l’alternarsi delle stagioni ,le fasi lunari e gli astri. Riferimenti  ricorrenti, certi e matematici.  Tutto aveva un inizio, una conclusione e un ritorno:  il sole nasce per morire e tornare il giorno dopo.

L’uomo preistorico interpretò la morte come conseguenza delle cose conosciute – “la sopraffazione dell’essere più forte sul più debole”- e attraverso i processi evolutivi dell’esperienza empirica che trasmette alle generazioni successive, si assiste durante il Neolitico alla nascita di una vera e propria cultura della morte. Fonti archeologiche forniscono un prospetto di una coscienza della morte, simbolo da tramandare attraverso il tempo. Osserviamo nei primi corredi funerari la necessità di preservare il ricordo: statuette, fiori, gioielli, vasellame per arrivare poi nelle età successive a vere e proprie opere d’arte dedicate al mistero del passaggio della vita terrena nell’aldilà.

LA MORTE SECONDO MITO E TRADIZIONE

Le tradizioni giunte attraverso le antiche religioni, per le quali il defunto non veniva considerato “estinto”, ma compiva un viaggio nell’oltretomba, o ritornava a una matrice per poi riscendere sotto altre forme e dimensioni, è una forma pensiero che va ricercata nel concetto del Tempo: un ciclo eterno che si ripiega su stesso e torna al punto di origine per ripartire.

Non vi era una visione della morte fine a se stessa: il corpo è il tempio da custodire nella breve esperienza nella materia e “lo spirito” ritorna per ricominciare un nuovo ciclo. Non si muore mai davvero: per mezzo del ricordo, del mito , del sangue, del divulgare conoscenze ci si “mantiene in vita”.

Il  punto di origine può essere individuato come caos che genera la vita, l’Universo, il concetto di divinità, la Psyché di Platone, ma ciò che accomunava gli individui era l’idea che l’Uomo discendesse da una condizione “divina”, viva, reale, che esprimeva se stessa tramite un’esperienza concreta,  accrescendo una coscienza collettiva. L’eterno ritorno dell’anima che compie diverse oscillazioni di evoluzione per tornare al punto di partenza  indica che la morte non è una fine, un punto, una linea netta. Assume piuttosto la forma di una porta che apre nuove prospettive, nuove esistenze, o, senza ricercare un atto di fede specifico, la morte porta con sé la consapevolezza che nulla si distrugge: gli atomi si riorganizzano sotto altre forme, compiuto il loro corso si trasformano.

Anche dal punto di vista esoterico la morte, Arcano XIII , ha portato con sé i significati primordiali: la rinascita e il cambiamento. Nell’ iconografia è colei che falcia tutto ciò che è obsoleto per preparare un terreno fertile a una nuova vita, rinnovata dai vecchi sistemi di credenza.

Il fuoco fatuo che fino a quel momento albergava in Mad si trasmutò in una fiamma viva. Non aveva ancora concluso l’articolo, voleva gustarlo come con un pasto tanto atteso, assaporando ogni concetto, con la speranza che in questo mondo ci fosse ancora qualcuno che si ponesse le sue stesse domande, rendendole materiale su cui riflettere a chi come lei aveva sete di rinnovamento vitale.

segue…

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