Skip to main content

Arcano XIII. Il pensiero proibito di Mad (parte II)

| Ecate |

“Cosa significa tutto questo?”, pensò Mad mentre procedeva alla seconda parte dello scritto.

ETERNO RITORNO

Dopo la nascita effettiva, inconsapevoli  di noi stessi, ogni cosa viene coordinata dall’esterno affinché ci si inserisca nel contesto della vita. Si cresce con varie esperienze , si assume la capacità di percepire se stessi attraverso l’altro da sé, come specchio. Si incapperà in circostanze che, per convenzione, definiremo positive o negative. Siamo cioè influenzati da diversi fattori con i quali formuliamo giudizi sulla nostra condizione. Accade poi un evento, una sorta di “trauma”, percepito soggettivamente da chi lo sta vivendo. Questo conduce a un risveglio, poiché abbiamo modo di rinnovare la prospettiva, carpire un insegnamento che ci permette  di evolvere in una determinata situazione. Siamo a tutti gli effetti morti e rinati sotto altre sembianze, diversi da chi eravamo ieri. Così, per tutto il corso della nostra vita, avremo continui risvegli e altrettante morti per ritrovare la scintilla primordiale dalla quale proveniamo, la Psyché unica che attraverso di noi fa esperienza, cambia e muta: l’eterno ritorno.

LA MORTE MODERNA

Nel mondo odierno tutto questo non è contemplato dalla maggioranza. Facciamo un passo indietro. Con l’avvento della scienza moderna come concetto separato e privato di una totalità, è avvenuto un cambio della percezione della morte: un fatto scientifico, oggettivo e dimostrabile. Una visione parziale del tutto, una sola realtà razionale, non più onnicomprensiva circolare, bensì lineare. Il corpo muore, smette di respirare, lontano dalla prospettiva dell’essere tutt’uno con il “cosmo” che lo ha generato. È subentrata una forma pensiero macchinosa dell’essere umano: materia tangibile.

Ritorniamo al concetto di tempo. Quest’ultimo, oggi, è definito lineare, un progredire da un punto A  a un punto B.

La linea non contempla il cerchio: la società moderna lineare non concepisce il passato e il futuro come parte di uno stesso ciclo,ma come entità separate da guardare con distacco e disprezzo nel caso del passato in quanto stantio -non è progresso- e con fiduciosa speranza nel caso del futuro –ci penseranno i posteri-.  Vi è un punto cardine che determina il domani e si distingue nettamente da ieri: l’adesso. L’unico momento in cui si possa compiere un’azione in accordo con un passato che insegna a dare forma a un futuro migliore o peggiore. Una ruota che gira e riporta gli effetti  al punto di origine. La paura della morte attecchisce in una società  che si dissocia totalmente dal passato e confida in una speranza astratta nel futuro, come se non fosse parte attiva, è ovvero morta in partenza.

Siamo ancora in una fase collettiva dormiente. Abbiamo smesso di trasmettere, di evolvere per raggiungere uno stato completo dell’essere:  siamo  morti in quanto temiamo la vita, l’agire, l’oggi.

Saggia dunque, la morte, incombe inesorabile per falciare il velo delle illusioni, esorta a rimetterci  in un circolo virtuoso. È necessario intervenire in un processo di risveglio, un grande trauma collettivo per scuotere le coscienze, imboccando di nuovo il cammino: come il sole risorge senza timore del tramonto, così illumineremo gli anni della “notte buia dell’anima”.

Mad spense il telefono. Non proseguì il cammino, era indecisa se presentarsi o meno in ufficio. Una folata di vento tiepido la rincuorò. Notò all’improvviso un raggio di luce insinuato tra le fessure di due palazzi. L’ombra proiettata sui sampietrini disegnava una speranza negli occhi di Mad. Quella filigrana luminosa tra la confusione cittadina era come uno sprazzo di vita nell’aria mortifera. Ecco, tra le tenebre, il labile confine tra il giusto e il suo contrario, non v’era che una scelta. Persistere nel buio dell’incoscienza e continuare a procedere senza direzione, verso una meta nota e programmata, o fidarsi del nuovo tracciato illuminato e sconosciuto.

Pensiero Verticale Podcast

Zambracca Podcast

Sostieni Pensiero Verticale