Arriva l’Inferno e Roma si lorda di zolfo
Celebriamo Dante e il settimo centenario della sua morte, avvenuta a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321. Celebriamo pomposamente il simbolo stesso della lingua italiana e dell’italianità, perlomeno quella letteraria, capace di donare al mondo e ai posteri il più alto dei poemi. Sterili e inutilmente retoriche commemorazioni e celebrazioni si sprecano, mentre a Roma, presso le Scuderie del Quirinale, si allestisce una “curiosa” mostra la quale vuole essere, negli intenti, il punto culminante della somma ricorrenza: “Inferno”, curata dallo scrittore e storico dell’arte Jean Clair, la cui inaugurazione risulta fissata proprio il 15 ottobre, in concomitanza con la definitiva cancellazione in Italia di ogni stato di diritto. L’esposizione prevede una carrellata di dipinti e sculture tutti dedicati al tema della dannazione eterna, e che vede la presenza di opere di Botticelli, Goya, Delacroix, Manet, ma su cui troneggerà la discutibile “Porta dell’Inferno” di Auguste Rodin, eccezionalmente concessa in prestito dal Musèe Rodin di Parigi, il cui arrivo a Roma assurge ad un inquietante quanto manifesto e preciso valore simbolico.
Tutto molto interessante ed istruttivo, a prima vista. E tuttavia: l’Alighiero non aveva anche composto il Purgatorio e il Paradiso? E’ probabile, vien da dire, che i temi morbosi, orridi e demoniaci suscitino oggi maggiore curiosità nella maggioranza del pubblico, rispetto alla bellezza, all’armonia e alla misericordia di Dio. Non ci va di negarlo. E nemmeno l’ulteriore coincidenza della sede scelta per l’allestimento della mostra, ovvero le Scuderie del Quirinale, luogo un tempo sacro in quanto antica residenza dei papi, ci si presenta innanzi come valida ragione per non intravederci oscuri significati. Quel che un tempo era sede del Vicario di Cristo, oggi diviene una vetrina per Satana. Pura casualità? Dal riconoscimento chiaro degli stratagemmi sottili con i quali il demonio si insinua nei luoghi del governo civile apprendiamo la necessità di lasciare più di un dubbio sulla sua presenza.
Inutile, infine, girarci intorno: la mostra sull’Inferno di Dante, apprendiamo, era in preparazione già da oltre due anni. Se il richiamo al Sommo Fiorentino non fosse stato altro che un mero pretesto, il giorno dell’inaugurazione avrebbe potuto essere stabilito per il 14 settembre, data effettiva dell’anniversario dantesco. Il 15 ottobre, invece. Il giorno dell’entrata in vigore dell’estensione massiva della peggiore aberrazione giuridica della storia repubblicana.
Alla luce delle pesanti implicazioni simboliche che, in questo particolare momento storico della vita nazionale, la presenza dell’opera di Rodin in Italia potrebbe comportare, diviene punto necessario preservare l’anima più profonda e abissale dell’uomo, non aprendo “quella porta” (rimembrando un celebre film dell’orrore) e recuperando quel senso morale e di lucida consapevolezza di sè da troppo tempo ormai ottenebrati da un interminabile sonno della ragione.
Classe 1985, milanese di nascita e di crescita (il cognome, del resto, lo testimonia), spendo la vita in occupazioni perfettamente inutili e passioni meravigliosamente crudeli, di quelle, per intenderci, “che non ti portano da nessuna parte”. Appassionato studioso di storia, unica scienza capace di leggere il presente e predire il futuro, ha narrato le vite di grandi figure del passato accarezzate dal vento della pazzia attraverso il podcast La Festa dei Folli (che proseguirà). Per Pensiero Verticale, oltre che del coordinamento generale del progetto, cura i programmi web-radio I podcast di Pensiero Verticale e Zambracca.