Astri e disastri olimpici
Alle Olimpiadi di Parigi 2024 da poco concluse, ci siamo divertiti a fare un elenco di memorabilia in positivo ed in negativo. Tipo la divisione sulla lavagna, quando eravamo piccoli, tra buoni e cattivi.
Cominciamo con i disastri, cioè quello che che secondo noi, per usare un’espressione che ben si adatta a tali elementi, è da “damnatio memoriae”. In primis le acque in cui hanno dovuto gareggiare, con conseguenze che vanno dal vomito al ricovero in ospedale, i nuotatori di alcune gare. Vale, per rendere l’idea, la battuta circolata sui social: “Trovate tracce di Senna negli escrementi”. Poi ci sono, a detta di diversi atleti che hanno scritto accorati e arrabbiati post sui social, i letti di cartone e addirittura la scarsa qualità dei materiali con cui sono state realizzate le medaglie, che pare si deteriorino con discreta rapidità. Non entriamo, perché meriterebbero un approfondimento a parte, nei vari aspetti del discorso “politicamente corretto” ed “Lgbtq+”: diciamo solo che non ci è piaciuto affatto il fatto che la questione sia stata fin troppo protagonista nell’evento olimpico.
Passiamo ora agli astri, istantanee a cinque cerchi che ci sono piaciute e ci hanno fatto sorridere. A parte, con fiero sciovinismo, tutte le medaglie conquistate dall’Italia, ci piace inserire tra i “buoni”, scrivendo su questa nostra tavoletta di ardesia virtuale, il Settebello azzurro, che in protesta contro ingiuste decisioni arbitrali che hanno compromesso l’esito di un match cruciale, ha voltato le spalle, durante l’inno nazionale della partita successiva, alla giuria. Criticatissimi dai vertici del CONI (che invece avrebbero dovuto difenderli), a noi sono piaciuti molto. E ci è piaciuto anche Gimbo Tamberi, che nonostante i problemi di salute, forse sventolati un po’ troppo sui social, ha tentato, pur senza successo, di fare la sua gara. Presente nonostante tutto. Menzioni speciali, infine, per l’immenso re del tennis e del “politicamente scorretto” Nole Djokovic, per Julio Velasco, per le “Farfalle” della ginnastica ritmica e per i ciclisti Elia Viviani e Simone Consonni, che in una gara folle con anche una brutta caduta, non hanno mollato.
Indomita è una vorace divoratrice di libri. Oltre alla lettura, adora scrivere di notte, quando tutto è buio e silenzio e i pensieri, positivi e negativi, spuntano improvvisi da ogni angolo della casa e della mente per riversarsi sulla carta. La sua penna sa essere dolce come una carezza della mamma e affilata come la lama di una spada. Crede in sè stessa e non si lascia abbattere dalle difficoltà. La sua frase preferita è: “Una freccia può essere scagliata solo tirandola prima indietro. Quando la vita ti trascina indietro con le difficoltà, significa che ti sta per lanciare qualcosa di grande. Quindi concentrati e prendi la mira”.