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Chi ha paura dell’IA? p. 1 / Un’introduzione

| HAL 9000 |

“I click degli internauti fabbricano la popolarità, le citazioni ipertestuali l’autorità, gli scambi nelle cerchie di pari la reputazione, le tracce dei comportamenti una predizione personalizzata ed efficace”

Dominique Cardon

Se è vero che in una società digitalizzata nulla è reale, e tutto si trasforma in una microtransazione rarefatta dove i vestiti diventano skin, gli abbracci emoticon e la profondità di alcune discussioni viene ridotta a una serie di uno e zero, c’è da chiedersi cosa significhi oggi costruire una mente artificiale. Come una macchina possa percepire l’uomo e come questo scambio tramite onde elettromagnetiche possa costruire un nuovo modo di percepire e vivere l’io.

In una chat con le nuove intelligenze artificiali può essere legittimo chiedersi: chi rappresenta veramente l’essere umano? E cosa significa, oggi, essere umano? Ci contraddistinguono le emozioni? Citando la Genesi: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Ma allora, oggi, dove l’uomo costruisce l’AI a sua immagine e somiglianza, su cosa dovrebbe dominare? C’è un punto di non ritorno? Ma soprattutto, che cos’è, effettivamente, un’intelligenza artificiale?

In questo contesto di crescente virtualizzazione, dobbiamo interrogarci sulla natura stessa della coscienza e dell’intelligenza. L’AI, creata dall’uomo, riflette non solo le nostre capacità cognitive, ma anche i nostri limiti. Ci troviamo di fronte a uno specchio digitale che ci mostra, forse per la prima volta, quanto sia complessa e sfaccettata la natura umana.

La sfida non è solo tecnologica, ma anche filosofica ed etica. Mentre avanziamo nella creazione di intelligenze sempre più sofisticate, dobbiamo chiederci se stiamo semplicemente replicando la nostra comprensione dell’intelligenza o se stiamo aprendo la porta a forme di coscienza completamente nuove. In questo processo, potremmo scoprire aspetti di noi stessi che non avevamo mai considerato prima e che forse sarebbe stato meglio non scoprire.

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