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Chi ha paura dell’IA? p. 5 / LLMs, Generative AI e mondo moderno

| HAL 9000 |

Mentre nel capitolo precedente abbiamo discusso di reti neurali e algoritmi complessi, potrebbe sembrare che l’intelligenza artificiale sia qualcosa di distante, confinata nei laboratori high-tech o nelle menti dei geni della Silicon Valley. Ma la verità è che l’AI ha già bussato alla nostra porta, si è accomodata sul divano e sta sorseggiando il caffè dalla nostra tazza preferita.

Pensate al vostro smartphone. Quel dispositivo che tenete in tasca, che accarezzate con lo sguardo decine di volte al giorno, è in realtà un concentrato di intelligenza artificiale. Quando Siri o Google Assistant rispondono alle vostre domande, non stanno semplicemente cercando risposte in un database: stanno “comprendendo” il vostro linguaggio, interpretando il contesto, e formulando risposte che sperano siano pertinenti.

L’AI IN MEZZO A NOI

E che dire delle foto che scattate? Quella magia che trasforma uno scatto mediocre in un’immagine degna di una galleria d’arte non è altro che l’AI al lavoro. Sta analizzando la scena, riconoscendo i volti, aggiustando la luce, tutto in una frazione di secondo. Senza neanche che qualcuno se ne accorga. Quando scorrete il vostro feed sui social media l’AI è lì, osservatrice del consumo irrefrenabile di post, reel e stories. Comprende cosa ci fa sorridere, cosa ci fa arrabbiare, cosa ignoriamo. È come un osservatore silente che cerca di capire i nostri gusti per mostrarci ciò che pensa potrebbe piacere di più.

Ma anche quando facciamo acquisti online! Quei suggerimenti sorprendentemente accurati non sono frutto del caso. L’AI sta analizzando le nostre abitudini di acquisto, confrontandole con quelle di milioni di altri utenti, cercando di prevedere cosa potremmo desiderare prima ancora che noi stessi possiamo saperlo. 

Persino quando guardiamo una serie TV su una piattaforma di streaming, l’AI è lì, prendendo appunti sui nostri gusti, cercando di capire se preferiamo i finali felici o i colpi di scena drammatici. È come se il nostro telecomando fosse diventato un critico cinematografico personale.

Ma forse l’esempio più moderno di come l’AI sia entrata nelle nostre vite è il modo in cui ha cambiato il nostro rapporto con la conoscenza. Quando chiediamo a ChatGPT di spiegarci un concetto complesso o di aiutarci a scrivere una poesia, stiamo essenzialmente conversando con una vasta rete neurale che ha “digerito” una quantità immensa di informazioni. È come avere accesso a una biblioteca universale, ma una biblioteca che non si limita a fornire libri, bensì li legge per noi e spiegarceli con pazienza.

Oppure, si potrebbe fare un esempio passato più in sordina come i vari modelli AI di NVIDIA che, al Computex (conferenza dell’azienda), ha fondamentalmente presentato Matrix nella vita reale: letteralmente una terra 2.0 o Earth-2 (una simulazione dei cambiamenti climatici attuali o previsionali della terra trasposta in un PC), Ace NIMs (un sistema che permette di creare raffigurazioni di esseri umani in maniera ultra realistica) e una serie di robot umanoidi in grado di prendere decisioni in tempo reale tramite AI (Project GR00T).

Insomma, mancava solo Skynet. Che, come singolarità, potrebbe arrivare nel 2031, come riportato da LOGIN (editoriale del Corriere della Sera).

L’AI E’ IL PRESENTE

In questo nuovo mondo dove l’artificiale e l’umano si intrecciano sempre più strettamente, la sfida non è solo tecnologica, ma anche etica e filosofica. Come possiamo sfruttare il potenziale dell’AI mantenendo il controllo sulle nostre vite e sulle nostre decisioni? Come possiamo assicurarci che questa tecnologia amplifichi il meglio dell’umanità anziché sostituirla? Mentre riflettiamo su queste domande, una cosa è certa: l’AI non è più il futuro, è il nostro presente. È qui, nelle nostre tasche, nelle nostre case, nelle nostre vite quotidiane. E sta a noi, come individui e come società, imparare a danzare con questa nuova realtà, a volte guidando, a volte seguendo, ma sempre consapevoli del ritmo che stiamo creando insieme.

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