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Chi ha paura dell’IA? p. 6 / Qualcosa potrebbe andare storto

| HAL 9000 |

Mentre ci lasciamo affascinare dalle meraviglie dell’intelligenza artificiale, un’ombra inquietante si allunga sulle nostre vite quotidiane. L’AI, quel prodigio tecnologico che prometteva di liberarci dalle fatiche, sta silenziosamente tessendo una rete che minaccia di intrappolarci.

Pensiamo al lavoro, quel pilastro fondamentale della nostra identità e dignità umana. L’AI non si accontenta più di automatizzare compiti ripetitivi; ora mira al cuore delle professioni che credevamo intoccabili. Algoritmi sempre più sofisticati stanno erodendo le fondamenta di intere categorie professionali, lasciando dietro di sé una scia di disoccupazione e ansia esistenziale.

Immaginate un mondo dove il vostro curriculum viene scartato prima ancora di raggiungere occhi umani, dove un algoritmo decide se siete degni di un colloquio basandosi su criteri che non potete nemmeno comprendere. È la realtà distopica che stiamo già vivendo, dove la meritocrazia viene sostituita da una “algoritmocrazia” spietata e imperscrutabile.

PERCEZIONE DELLA REALTA’

Ma il problema va oltre la perdita di posti di lavoro. L’AI sta plasmando la nostra percezione della realtà in modi subdoli e pervasivi. Quei feed personalizzati sui social media, apparentemente innocui, stanno in realtà creando bolle informative che polarizzano la società, alimentando divisioni inutili. La verità diventa malleabile, manipolata da algoritmi che privilegiano il sensazionalismo e l’engagement a scapito dell’accuratezza.

WHAT IS “PRIVACY”?

E cosa dire della privacy, quel concetto ormai quasi obsoleto? Ogni nostra azione online, ogni acquisto, ogni ricerca su Google alimenta un mostro insaziabile di dati. L’AI non dimentica, non perdona, conserva ogni nostra debolezza, ogni nostro errore, pronta a usarli contro di noi al momento opportuno. Siamo diventati prodotti, non più consumatori, in un mercato dove la nostra attenzione e i nostri dati personali sono la merce più preziosa.

La dipendenza tecnologica, poi, sta erodendo le nostre capacità cognitive. Perché sforzarsi di ricordare o ragionare quando possiamo semplicemente chiedere a un assistente virtuale? Stiamo delegando il nostro pensiero critico a macchine che non capiscono veramente il significato di ciò che elaborano, rischiando di diventare automi in un mondo sempre più automatizzato.

E cosa dire delle implicazioni etiche? L’AI sta prendendo decisioni che influenzano vite umane in ambiti critici come la giustizia, l’accesso al credito, l’assistenza sanitaria. Ma chi controlla questi algoritmi? Chi ne garantisce l’equità e la trasparenza? Stiamo consegnando il nostro destino a scatole nere digitali, sperando ciecamente nella loro infallibilità.

Il caso di NVIDIA al Computex (di cui abbiamo parlato nella dispensa precedente) è emblematico di questa corsa verso un futuro potenzialmente catastrofico. Earth-2, Ace NIMs, robot umanoidi: sono i mattoni di un mondo dove la realtà stessa diventa manipolabile, dove il confine tra umano e artificiale si fa sempre più labile. Non è più fantascienza, è la realtà che bussa alla nostra porta, minacciando di spazzare via tutto ciò che credevamo di sapere sul nostro posto nel mondo. Un amico una volta mi raccontò una bellissima parabola sulla costruzione di una cattedrale, ma come si potrà in futuro apprezzare lo sforzo se questa impellenza fisica verrà adempiuta dall’intelligenza artificiale installata su un’AI? 

L’UOMO E’ ANTIQUATO? (cit.)

In questo scenario, l’uomo comune rischia di diventare obsoleto, un ingranaggio superfluo in una macchina che non ha più bisogno di noi. La promessa di liberazione delle macchine si trasforma in un incubo di irrilevanza esistenziale. Mentre una ristretta élite tecnologica accumula potere e ricchezza inimmaginabili, la maggioranza rischia di sprofondare in un abisso di disoccupazione e alienazione. Dobbiamo chiederci: è questo il futuro che vogliamo? Un mondo dove l’intelligenza artificiale detta le regole, dove l’umanità stessa diventa un optional? La sfida che ci attende non è solo tecnologica o economica, ma profondamente esistenziale. Come preservare la nostra essenza umana in un mondo sempre più dominato dalle macchine? Come riaffermare il nostro valore in una società che sembra non avere più bisogno di noi?

Mentre l’AI avanza inesorabile, sta a noi decidere se saremo i protagonisti del nostro destino o le vittime passive di una rivoluzione che minaccia di travolgerci. Il tempo delle scelte è ora, prima che l’intelligenza artificiale diventi così potente da rendere irrilevante qualsiasi nostra decisione, prima che una serie di zero e uno assorba millenni di arte, storia e scienza.

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