Donoso Cortés, l’ambasciatore di Dio
Fra i profeti antimoderni, un posto d’onore merita Juan Donoso Cortés, marchese di Valdegamas. Nato nel 1809 in Spagna, a Don Benito, si rivelò un talento precoce, tanto che concluse gli studi universitari a 19 anni, approdando all’insegnamento e, successivamente, alla politica e alla carriera diplomatica. Inizialmente influenzato dal pensiero liberale, valutava positivamente i moti rivoluzionari recentemente verificatisi in Europa, anche se non vissuti in prima persona. Assistendo dalla Prussia ai moti del 1848, il diplomatico fu protagonista di una vera e propria conversione, mutuata anche dalla morte del fratello Pedro, di appartenenza carlista e quindi cattolico fervente. L’incontro con il “Dio di mio fratello”, generò in Cortés un rivolgimento spirituale, che lo farà approdare al misticismo cattolico, nel solco di Santa Teresa D’Avila.
La visione politica e religiosa cambiò radicalmente e si avvicinò a quella di Joseph de Maistre. Donoso Cortés sviluppò dunque un forte pensiero controrivoluzionario e antimoderno, iniziando a denunciare la decadenza morale e spirituale della politica europea, criticando anche la Chiesa che non avrebbe dovuto piegarsi alle forze moderne.
Il pensiero di Cortés è profetico e coglie con decenni di anticipo le dinamiche che bagneranno di sangue l’Europa nel ‘900. Nel “Discorso sull’Europa” prevede che lo sviluppo del socialismo attaccherà al cuore il continente, distruggendone l’anima e i sentimenti patriottici.
La pietra miliare del Marchese di Valdegamas rimane però il “Discorso sulla dittatura”, in cui mette a confronto l’assolutismo basato sul cristianesimo e quello basato sulla politica umana, spiegando che laddove scende “il termometro” del cristianesimo, quello del potere politico si alza pericolosamente, portando a conseguenze catastrofiche. Carl Schmitt, nel ‘900, non mancherà di indicare Cortés e questo Discorso, fra i suoi riferimenti.
In ambito ecclesiastico, laddove de Maistre influenzò il Concilio Vaticano I, Donoso Cortés fu preminente nella redazione del Syllabo, di cui curò le bozze iniziali. Si trattava della denuncia degli errori della modernità, pubblicata da Pio IX assieme all’enciclica Quanta Cura. Un altro tassello della lotta controrivoluzionaria condotta fieramente dalla Chiesa per quasi due secoli.
Ciò che sconcerta del Marchese di Valdegamas, è la sua morte, avvenuta prematuramente a 44 anni, mentre svolgeva la funzione di ambasciatore a Parigi, amico personale di Napoleone III. Nonostante la sua posizione gli permettesse una vita agiata, Donoso Cortés intraprese un percorso di radicale e mistico distacco dai beni terreni. Il rifiuto del materiale per l’approdo definitivo alla vita di preghiera fu il tratto distintivo del suo ultimo periodo. Finito in bancarotta per le copiose elemosine, si spense debilitato da digiuni estenuanti, vivendo la propria fede sul suo stesso corpo.
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