Elezioni, spunti per non ripetere errori del passato.
Si avvicinano le elezioni e più d’uno si troverà di fronte al dilemma se valga la pena insistere con partiti e movimenti candidati.
Cerchiamo di fornire qualche spunto di riflessione e qualche risposta.
Col caso Durigon l’area così detta del centro destra ha ancora una volta perso un’ occasione per cambiare passo e prospettiva. L’ex sottosegretario, distante anni luce da un certo mondo, è stato però silurato in virtù di dichiarazioni di assoluto buonsenso sul rinominare un giardino di Latina col titolo originario, dedicato cioè ad Arnaldo Mussolini, fratello del più noto Benito.
Battaglia non già di retroguardia, ma di affermazione di un principio: la “cancel culture” va combattuta, sempre. Le sue dimissioni danno la cifra di quanto poteva interessare questo passaggio alla destra governativa.
Come molti di voi poi avranno saputo, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato assolto dalla Corte di Cassazione dall’accusa di corruzione. Questa sentenza arrivava dopo l’altra assoluzione, quella di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Che ci sia in Italia un “partito” dei giudici è oramai acclarato, da quando con un golpe giudiziario, un’intera classe politica fu spazzata via e le cui cause andrebbero ricercate sia all’interno sia all’esterno dei confini nazionali. Ma questa è, forse, un’altra storia.
Quello che ci preme qui sottolineare sono non già le cause ma le conseguenze ed indicare alcuni spunti per sopravvivere a questo regime.
In prima battuta gli oppositori al regime politico/giudiziario, siano essi destra centro, estremi, non allineati ecc… dovrebbero operare in senso identico ma opposto a queste dinamiche di presa di possesso di interi settori dello stato.
Guadagnare metri occupando posizioni dirigenziali, certo. Ma guai a tirarsi indietro.
Ogni qualvolta al governo era il centro destra, ad esempio, non ricordiamo battaglie all’ultimo sangue sulla difesa dei singoli laddove il fuoco di sbarramento della sinistra ne impediva la crescita in ambito amministrativo. Proprio ultimamente il caso del diplomatico Mario Vattani ne fornisce riprova, ma sono state troppe le retromarce ed i compromessi. La difesa delle professionalità doveva e dovrà essere totale. Anche a costo di rimetterci il proprio.
Perché qui si gioca la grande partita.
Il timore reverenziale, mischiato ad una pusillanimità da quattro soldi, ha consentito agli sciacalli di avventarsi sulla preda quasi sempre colpevole di essere “fascista”.
Qui la classe dirigente dovrebbe fare quadrato. C’è un problema di credibilità? Lo si verifica internamente, non perché lo richieda “La Repubblica”…
In secondo luogo la scelta degli uomini e delle donne deve essere sempre limpida, così come le storie degli stessi.
Si cerchino sempre i migliori, non solo nel campo di appartenenza ma anche nelle loro vite.
Ma l’aspetto più importante è quello del sacrificio.
Scomodiamo un termine forse troppo ridondante per queste dinamiche, ma il senso di fondo è proprio questo.
Sappiamo che non si conquista in pochi giorni il famoso deep state. Servono anni.
E nel frattempo qualcuno deve sacrificarsi.
I sindaci, i dirigenti nominati, gli assessori, i ministri devono sapere che verranno bersagliati ma con spirito di devozione tutto romano si dovranno gettare nella mischia.
Devotio la chiamavano. È ben chiaro che siamo su di altro livello, spirituale e temporale, ma il senso dovrebbe essere quello.
Il singolo, preparato al sacrificio dal momento in cui ha scelto quella via, non può tirarsi indietro, né far perdere terreno.
Guai ad inseguire l’avversario sul suo campo di battaglia. Politico o semantico che sia.
Guai a giustificarsi, a rinnegare o peggio ancora a tradire.
Sappiamo bene ovviamente che la politica è anche investimento sul proprio futuro e che anni di impegno hanno un peso nelle vite di ognuno.
Ma è qui che entrano in gioco le comunità.
Di fronte alla probabilità quasi certa di cadere, siamo certi che in “casa di fratelli del posto ci sarà”.
Sacrificarsi oggi per la certezza di vittoria di domani. Lo dobbiamo a chi ci ha preceduto ed ha fatto questa scelta, ma lo dobbiamo anche e soprattutto a chi verrà dopo di noi, perché il futuro di un grande paese è fatto, checché ne dicano, anche dagli esempi degli eroi!