Erminio Dones, cavaliere della montagna
Questa è la storia di un manipolo di giovani, di montagne ed anni bui, di violenza nelle strade, cime da
conquistare e difendere come le trincee da cui si era appena usciti, sbronze ed avventure. Stiamo parlando di un libro ormai forse dimenticato sotto un secolo di polvere, di cui Aspis ha curato la riedizione. Un’avventura che comincia nella Milano del biennio rosso, dove un gruppo di giovani, reduci dalla Grande Guerra e dall’impresa di Fiume, decide di continuare sul sentiero della “santa battaglia per la redenzione della Patria”, come spiegherà Italo Fiamma, loro capo carismatico:
“verrà un giorno in cui il miglior presidio d’Italia sarà rappresentato dagli alpinisti, i quali dovranno
salvaguardare anche in pace i confini del nostro paese”.
Le loro scorribande li porteranno a conquistare cime, tra scazzottate e l’incontro con personaggi del calibro di Erminio Dones (Varas), campione olimpico di canottaggio ed alpinista, Albino Volpi, sansepolcrista e tra i fondatori dell’associazione arditi, poi implicato nell’omicidio Matteotti, passando per gli “scioperi legalitari”, le serrate e le rivolte di un’Italia in fermento che li vedrà protagonisti di una nuova “riconquista” di Trento ed una lunga marcia che arriverà fino a Roma, dove vedranno coronato il loro sogno.
Professione “scultore ed artista”
Proprio la figura del Dones, sansepolcrista, ardito nella Grande Guerra ed artista poliedrico merita una parentesi particolare: stiamo parlando di uno dei più forti alpinisti del tempo, precursore del VI grado, canottiere medaglia d’argento alle olimpiadi, pluri medagliato a campionati nazionali ed internazionali e pugile dilettante. Di professione scultore ed artista (a lui dobbiamo il progetto della facciata della Società Canottieri Milano sul Naviglio Grande, ma anche il disegno della Chiesa di San Michele Arcangelo a Torre Annunziata. Come a lui dobbiamo il disegno del teschio col pugnale sulla prima tessera degli Arditi e le illustrazioni su parecchie riviste dell’epoca) è uno dei personaggi più noti dello squadrismo milanese, uomo di sport ed azione e tombeur de femmes, stando alle cronache del tempo. Un ardito che non scorderà mail il suo primo amore sportivo: il canottaggio, che lo porterà ad issare un remo sulla cima dell’Ago Teresita, uno sperone di roccia verticale alto un centinaio di metri cui darà il nome della sorella (Teresa, appunto) e che in cordata con Eugenio Fasana ed Angelo Vassalli, tra le altre, conquisterà uno dei più belli ed esposti torrioni delle Grigne, il Sigaro Dones, con gradi di difficoltà quasi impensabili per l’epoca e le attrezzature. Proprio sulla sua cima, a guerra appena finita, ergerà una croce in memoria del Sergente Alpino Angelo Vassalli, caduto sul Monte Grappa e rimasto insepolto per lunghissimi anni. Dones, amico di lunga data di Albino Volpi, finirà con lui arrestato in seguito ai fatti del caso Matteotti, dopo una rocambolesca ricerca da parte della polizia che non esiterà ad inviare agenti travestiti da escursionisti per le cime della Valsassina, salvo poi attendere la fine della cena, nella locanda di Ballabio che nel frattempo era stata completamente circondata, e rimetterlo in libertà dopo pochi giorni. Questo gli causerà la cacciata dalla Società Canottieri Milano, che verrà poi indotta a più miti consigli dalla “visita di alcuni amici”, e decidendo quindi di riammetterlo con tutti gli onori del caso.
Dopo la marcia su Roma, ed a seguito dell’ “istituzionalizzazione” del fascismo, il Dones quasi si ritirerà dalla vita politica, uomo troppo impetuoso per indossare i panni da borghese, continuerà ad indossare la sua ormai sgualcita maglia da canottiere o le scarpette da arrampicata, dedicandosi alla formazione sportiva dei giovani come allenatore ed istruttore, preferendo una vita con pochi agi ma molta azione. Sarà proprio questo stile di vita e quegli ideali che non ha mai rinnegato a fomentare l’odio di chi, a guerra terminata in una mattina dell’aprile 1945, ormai più che sessantenne, lo preleverà dalla sua casa di Corsico, per lasciarne il corpo senza vita lungo lo stesso naviglio che tanto aveva amato e navigato. Riguardo alla sua fine, le poche informazioni ufficiali che possiamo trovare, sono la risposta che il redattore del quotidiano locale “Ul tivan”, fornisce ad una lettera aperta in cui l’ex campione europeo, il belga Viermann chiede informazioni sul concorrente ed amico di remo:
“Dones non è più. Illuso più che colpevole, forse; certamente tradito da chimeriche visioni, è stato travolto nelle giornate insurrezionali dell’Aprile 1945”.
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