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Il lucido, folle caos di Caduta matti

| Redazione |

di Cristina Di Giorgi

Lucida follia: basterebbero queste due parole per descrivere il volumetto a firma di Emanuele Ricucci pubblicato da Passaggio al Bosco (2021) ed intitolato Caduta matti. Un volumetto di novantasei pagine che non si può leggere cercando, con logica razionale, di capire e carpire contenuto e costrutto del testo: si deve, infatti, lasciarlo scorrere e prendere, nel tempo che si trascorre in sua compagnia, qualche dettaglio che, come un flash, colpisce occhi e mente. E poi, a distanza di tempo, rielaborarlo e farne strumento di pensiero libero e ribelle. I “racconti e mostri della follia contemporanea” (questo il significativo sottotitolo del libro) dunque, che pure sono tutt’altro che folli e sottendono messaggi rilevanti ma comprensibili solo a chi li sa o vuole capire, vanno lasciati scorrere senza pensarci. E certamente, dopo un po’, qualche spunto riemergerà senza alcun preavviso. Ricucci scrive, a proposito del suo lavoro, che “questo libro non contiene soluzioni e il suo autore è troppo sincero. Non si abbassa alla comprensione, pretende l’innalzamento. Non ama l’archeologia, preferisce l’esplorazione”. E aggiunge che il suo è “un best seller da oltre 157 copie” rispetto al quale, immaginando una conversazione telefonica tra due amici, uno dice all’altro: “che cosa volesse fare, rimane un mistero”.


Ecco, anche per la maggior parte dei lettori forse lo scopo di queste pagine, peraltro quasi del tutto prive di una pur minima linearità anche grammaticale e grafica, rimarrà oscuro. In realtà Caduta matti, che è un concentrato di pura e potremmo dire futuristica satira, un senso (che pure riga dopo riga scompare e riappare a ritmo serratissimo) “ce l’ha davvero: quello della realtà” dice Ricucci in un’intervista. E parlando del suo libro – che è l’ultimo tassello di una trilogia iniziata con Torniamo uomini. Contro chi ci vuole schiavi di noi stessi (uscito con Il Giornale nel 2017) e Contro la folla. Il tempo degli uomini sovrani (Passaggio al Bosco, 2020) – aggiunge: “Non un saggio, non un pamphlet, non un romanzo, né una lagna impegnata, piuttosto un’ora e mezza di puro delirio”. Già. Perché pagina dopo pagina, tra reale e surreale, le parole dell’autore compongono un quadro appunto delirante e al contempo desolante ma quantomai concreto della contemporaneità decadente e mediocre che, quotidianamente, si svolge sotto gli occhi di tutti.

Da queste “favole per adulti” dunque, che lambiscono gli argomenti più svariati (si parla infatti di arte, politica, leggi, televisione, ideologia, sesso, contemporaneità, virtualità, mediocrità al potere, gratificazione istantanea, globalità esasperata, morte dei ruoli e della lingua italiana), non si salva nessuno. In realtà, per dirla tutta, qualcosa di salvifico nel delirio poetico, libero e politicamente scorretto di Caduta matti c’è. Ed è la possibilità, per chi lo ha letto, di farsi una risata. E subito dopo di “usare” questo esplosivo libretto per cominciare a pensare. E reagire alla passività in cui il mondo di oggi ci vuole costretti.

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