Il ricordo non si imbratta. 10, 100, 1000 volte
E’ successo di nuovo. Un adesivo e una tag a pennarello nero servendosi dei quali, dopo l’episodio dello scorso 20 febbraio, alcuni “guerrieri della notte” hanno deciso eroicamente di imbrattare la targa dedicata alla memoria di Norma Cossetto, la studentessa istriana prima seviziata e poi gettata nella foiba di Villa Surani il 4 ottobre 1943, posizionata dal comune di Genova al Belvedere di Oregina in occasione dell’ultimo Giorno del Ricordo (10 febbraio).
Vivificare il ricordo, come ben si sa, significa innanzitutto preservarne l’integrità e difenderne senso e dignità dalle violente tempeste che lo scorrere del tempo inevitabilmente porta con sè. Un’opera continua, che non conosce (perchè non può conoscerla) tregua dal momento che sempre folte sono le schiere degli iconoclasti e degli infangatori di professione, pronti nei loro ostinati tentativi di strappare pagine di storia “scomode” o non completamente degne di essere rammemorate e tramandate.
E proprio per fronteggiare l’intolleranza politica e il nuovo vento della “cancel-culture” che furiosa si abbatte anche sul ricordo dei morti, esistono veri e propri custodi della memoria. Perchè il ricordo, come quello di quelle migliaia di italiani perseguitati o infoibati dalle bande partigiane jugoslave di Tito durante e al termine dell’ultima guerra, non solo va tramandato, ma anche difeso. Ci ha pensato ancora una volta La Superba a lavare l’ennesimo oltraggio a Norma, proprio questa mattina, giusto a pochissime ore di distanza dal vile atto. Un gesto che ha avuto il plauso dei partiti del centrodestra genovese, in particolare dal consigliere Sergio Gambino (Fratelli d’Italia) il quale ha inoltre dichiarato: “Siamo di fronte all’ennesimo atto vigliacco, un’offesa alla memoria di tanti nostri connazionali uccisi che meritano rispetto e umana pietà”.
Pensiero Verticale è un progetto editoriale esclusivamente telematico dedicato all’approfondimento culturale, all’attualità politica, all’analisi delle dinamiche che muovono confusamente la contemporaneità.