Il virus dell’informazione
“Bisogna trovare delle modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione”. Sono le parole pronunciate da Mario Monti poche sere fa al programma InOnda di La7 e riguardanti l’informazione sull’emergenza Covid. A detta del senatore a vita, “in una situazione di guerra si devono accettare delle limitazioni alle libertà […] e bisognerà, andando avanti questa pandemia e per futuri disastri globali della salute, trovare un sistema che concili la libertà di espressione ma che dosi dall’alto l’informazione”. In verità – sperando che l’emergenza cessi presto e non ci sia alcun futuro disastro sanitario globale come paventato da Monti – l’informazione sanitaria pare che vada già nella direzione auspicata dall’economista.
Basti pensare alle parole del prof. Andrea Crisanti – sempre su La7, con gli astanti Lilli Gruber e Beppe Severgnini increduli e recalcitranti – riguardo al vaccino per i bambini: “Alcuni di voi si improvvisano comunicatori, finisce che la gente vada ancora più in paranoia. Ci sono i congressi per dire certe cose, se voi le ripetete in prima serata, la gente si spaventa e non capisce più niente”. O al recente servizio (subissato di critiche sui social) del Tg1 in cui Giorgia Cardinaletti ha “recitato” la giornata tipo di una persona non vaccinata e le relative restrizioni in vigore dal prossimo 6 dicembre col Super green pass. “Ecco, è quello che succede a chi non è vaccinato”, la frase che rimbombava nel mezzo del servizio in relazione alla nuova (?) vita che attende molti. Parole che suonano come una minaccia, ancor più gravi perchè mandate in onda dalla tv di Stato, e dirette a chi, per qualsiasi motivo, ha lecitamente deciso di non ricevere il vaccino anti-Covid.
Riprendendo l’invettiva di Monti, verrebbe da tranquillizzarlo, visto che gli esempi citati (tra tanti) non sono certo quelli di una informazione sul Covid critica, analitica e “democratica”. Soprattutto, oltre la materia scientifica di per sé, chi oggi ascolta un tg o legge i maggiori quotidiani nazionali è pervaso puntualmente da titoloni allarmistici che infondono paura invocando senza se e senza ma la corsa al vaccino. In questo quadro mediatico a senso (quasi) unico, vogliamo ricordare quanto emanato dalla Carta di Perugia (1995) per la deontologia su Informazione e Malattia in due dei suoi articoli: “L’informazione e la divulgazione devono contenere tutti gli elementi necessari a non creare false aspettative nei malati e negli utenti, e devono essere distinte in maniera evidente e inequivocabile da ogni possibile forma di pubblicità sanitaria” (Articolo 2), “È impegno comune la non diffusione di informazioni che possano provocare allarmismi, turbative ed ogni possibile distorsione della verità” (Articolo 7).
Nato, cresciuto, vivente in Italia. Coniugando idee e scrittura. Il politicamente corretto non abita qui.