Influencer nel mirino di Israele
È e sarà sempre valida quella massima volteriana – e ci perdonino i lettori per averlo citato – che sostiene che per capire chi comanda è sufficiente scoprire chi non possiamo criticare, perché di recente il governo israeliano ha ufficialmente messo nel mirino tre celebri personalità occidentali che ultimamente non hanno del tutto chinato il capo al cospetto del massacro quotidiano compiuto dalle forze armate israeliane.
LE “LINEE GUIDA” DEL MINISTERO DELLA DIASPORA
Le dichiarazioni rilasciate al Jerusalem Post del ministro israeliano per gli Affari della Diaspora, Amichai Chikli, ufficializzano la presa di posizione governativa e, a tal guisa, è utile riportare alcuni estratti del Post: “Il Qatar è parzialmente responsabile dell’aumento dell’antisemitismo della diaspora e X/Twitter è la piattaforma di social media più problematica”, ha detto il ministro per gli Affari della diaspora e la lotta all’Antisemitismo Amichai Chikli in una conversazione con il Jerusalem Post sull’aliya [Termine che ha indicato, dopo la diaspora ebraica, l’immigrazione nei luoghi santi dell’ebraismo a scopi religiosi. NdA] e l’odio verso gli ebrei. Chikli ha parlato del lancio di un nuovo strumento da parte del Ministero della Diaspora due mesi fa, che mira a combattere l’antisemitismo. Il sistema basato sull’intelligenza artificiale consente al ministero di monitorare ogni social network e fornire dettagli chiave che impediscono attacchi terroristici contro le comunità ebraiche, oltre a fornire indicazioni sul livello di antisemitismo in vari paesi. Chikli ha affermato che il sistema aiuta anche il ministero a capire chi sono i ‘motori dell’antisemitismo’, siano essi politici, influencer o organizzazioni. “Lo strumento del ministero consente loro di capire chi sta diffondendo l’antisemitismo” ha aggiunto Chikli, “e questo è il primo passo per combatterlo.”
Così, nel pieno delirio mediatico iperpoliticamente corretto che, a fronte di un massacro che potrebbe portare il numero delle vittime civili oltre le centomila unità, per cinque ultras contusi ad Amsterdam ciancia tragicomicamente di “nuovi pogrom”, continuano a fioccare nuove liste di proscrizione che hanno quel sapore, assai poco velato, di minaccia. Riprendendo nuovamente il pezzo del Post si evince quanto il campo di battaglia propagandistica, in pieno ossequio ai celebri precetti liberaldemocratici di libertà di parola e di pensiero, abbia coinvolto pienamente quelli che erano stati celebrati come le nuove frontiere della libertà di espressione, ossia i social network: “Il team del Ministero della Diaspora ha anche mantenuto una corrispondenza costante con i vertici dei social network, in particolare TikTok“. La piattaforma, che secondo Chikli era particolarmente problematica all’inizio della guerra, ha adottato molte misure per cercare di prevenire l’antisemitismo. “TikTok è migliore adesso rispetto a dieci mesi fa, ma c’è ancora molto lavoro da fare [per quanto riguarda i social network], soprattutto su X’. […] [Chikli] ha sottolineato che “il ministero svolge molto lavoro monitorando gli influencer antisraeliani, come Candace Owens e Tucker Carlson, che sono entrambi commentatori di destra.”
CANDANCE OWENS, TUCKER CARLSON E DAN BILZERIAN
Su Candance Owens si ricorderà lo screzio e il successivo allontanamento che questa ha avuto col Daily Wire di Ben Shapiro, figura neocon di origine ebraica estremamente influente, capace di passare con disinvoltura da un approccio ipercritico (Nevertrumper) nei confronti di Trump a proferire in diretta, come se nulla fosse, certezze granitiche provenienti da fonti personali sulla prossima squadra di governo. Il canale Daily Wire può vantare circa tre milioni e mezzo di iscritti solo su YouTube.
Nel tritacarne casca anche Dan Bilzerian, influencer famoso qualche anno orsono per aver diffuso via social uno stile di vita tutto donne, muscoli e armi, citando ancora il Post: “Chikli ha anche parlato dei suoi sospetti nei confronti dell’influencer di destra antisraeliana Dan Bilzerian, che ‘inaspettatamente è diventato un promotore dell’Islam’. ‘All’improvviso, [Bilzerian] ha cambiato la narrazione. Sta parlando del Corano, dell’Islam e dello Stato di Israele’. Dietro a tutto questo ci sarebbe il Qatar, sebbene lo stesso Chikli non offra nessuna evidenza in merito: “potrebbe esserci uno sforzo del Qatar dietro alcuni di questi influencer e i cambiamenti che hanno apportato alle loro opinioni.”
La recente elezione di Donald Trump, accolta con giubilo da gran parte del centrodestra europeo, immediatamente pronto ad adeguarsi al nuovo corso imperiale, in virtù del grande sostegno offerto a Trump di influenti lobbies ebraiche, non farà altro che rinforzare questa narrazione. Influencer avvisato mezzo salvato.
Nasce a Rimini, classe 1984, si divide tra impegni legati al mondo degli investimenti immobiliari, dell’editoria e delle iniziative culturali. E’ responsabile regionale dell’associazione culturale Identità Europea. E’ autore di diversi volumi e collabora da anni con varie testate giornalistiche locali e nazionali, toccando in particolare temi di geopolitica e di approfondimento culturale.