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La Cina nel mirino

Quella che, da un paio di decenni, aveva assunto nella percezione del pubblico occidentale una ricorrenza a tratti obbligata, da quest’anno ha cominciato a subire le prime, vistose, incrinature. Stiamo parlando dell’11 settembre, data commemorativa portatrice di un’ampia gamma di messaggi tutti afferenti alle istanze americanocentriche e quindi, de facto, occidentali. Quello che sulle sponde americane è noto con l’abbreviazione 9/11 ha visibilmente riscontrato una certa ritrosia anche in quello spettro, assai ampio, degli entusiasti liberaldemocratici nostrani. Certo, i professionisti dell’informazione non hanno perso l’occasione per riproporre servizi e approfondimenti; tra il solito e stantio marasma mediatico propagandistico un articolo in particolare merita la nostra attenzione.

TRA LE RIGHE DEL FINANCIAL TIMES
Proprio l’11 settembre il Financial Times (1) sceglie di pubblicare un articolo che sembra essere strappato dalla mai dimenticata “guerra al terrorismo”, in cui lo stesso concetto di “terrorismo” si è prestato – e tuttora si presta, ad esempio in Medioriente – ad uno spregiudicato e fuorviante utilizzo di un termine assai controverso e strumentale. Il titolo stesso dell’articolo aiuta il lettore a riannodare i fili della narrazione: “US Navy Seal unit that killed Osama bin Laden trains for China invasion of Taiwan”, ossia “Unità US Navy Seal che uccise Osama bin Laden si addestra per l’invasione cinese di Taiwan”. A corredo di cotanto titolo sensazionalista una bella foto del Seal Team (6), con relativi volti intenzionalmente sgranati.
Il pezzo del quotidiano britannico, giornale di riferimento di una rilevante fetta di quella che oggi viene denominata come élite, sostiene che il commando che avrebbe ucciso Osama Bin Laden nel 2011 si sta addestrando sulla base di un ipotetico intervento speciale a Taiwan, qualora tra l’ex Formosa e la Cina la situazione degenerasse (si tenga presente che la Cina ha in vista la riannessione di Taiwan per il 2030) (2) : “La squadra d’élite delle forze speciali della Marina, incaricata di alcune delle missioni militari più delicate e difficili, sta pianificando e addestrando un conflitto a Taiwan da più di un anno a Dam Neck, il suo quartier generale a Virginia Beach a circa 250 km a sud-est di Washington.”

UNA RICORRENZA DEL PASSATO, UN MESSAGGIO PER IL FUTURO
Come dovrebbe essere ormai assodato, un determinato tipo di comunicazione, soprattutto se passa attraverso canali preferenziali e “accreditati”, non risponde solo alla necessità di far trasparire una specifica informazione, ma piuttosto che questa possa avere ben altri scopi. Tentare di distinguere il fine dai mezzi è un esercizio che si dovrebbe tener sempre presente quando si leggono notizie del genere; inoltre la strana coincidenza che questa notizia sia stata pubblicata proprio in occasione del 9/11, ricorrenza che ha assunto un innegabile connotato religioso dal quale il millenarismo americano continua tuttora a trarre linfa esistenziale, non fa altro che rafforzare sospetti e generare quesiti, soprattutto in considerazione del fatto che gli stessi Stati Uniti ritengano la Cina il vero avversario del futuro: oltre ai documenti strategici diffusi dalla superpotenza a stelle e strisce, giova riportare anche le dichiarazioni rilasciate dal direttore della CIA, William Burns, su Foreign Affairs: “Mentre la Russia può rappresentare la sfida più immediata, la Cina rappresenta la minaccia più grande a lungo termine” (3).
Interessante notare come il budget della CIA, ad oggi ufficialmente intorno ai tre miliardi di dollari, sia raddoppiato negli ultimi tre anni anche in vista della “minaccia” cinese, vada di pari passo al recente disegno di legge (4) contro “la propaganda maligna cinese” del Congresso americano.

Accenni di preparativi per il prossimo conflitto?

1 https://www.ft.com/content/0a535bbd-767e-406a-8624-1af9cb7246f7
2 https://it.insideover.com/politica/cina-piano-xi-jinping-riprendersi-taiwan-entro-2030.html
3 https://www.foreignaffairs.com/united-states/cia-spycraft-and-statecraft-william-burns
4 https://www.eurasia-rivista.com/retorica-e-ingerenze-anticinesi-degli-
usa/?fbclid=IwY2xjawFnkV1leHRuA2FlbQIxMQABHfpetW0ijK74ge4v6KxVCjzCWqLueKnhCO9xwxJSKBX3
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