La Nazionale si inginocchia senza perchè
Nella partita dei quarti di finale degli Europei che la Nazionale italiana ha giocato e vinto contro il Belgio, i giocatori azzurri hanno ceduto al politicamente corretto inginocchiandosi prima del calcio d’inizio in ossequio al movimento Black Lives Matter. Una scelta arrivata dopo giorni di prese di posizione tutt’altro che chiare, in una gestione mediatica della cosa molto confusionaria. Nelle precedenti partite, i giocatori italiani si erano inginocchiati solo in parte nella gara contro il Galles, quando alcuni titolari (5-6) avevano copiato i britannici (loro tutti in ginocchio) in un momento a dir poco imbarazzante.
La debole convinzione in quel gesto da parte dei calciatori italiani si è manifestata sia nella mancata genuflessione contro l’Austria agli ottavi di finale sia in alcune dichiarazioni: dalla non-posizione della Figc a riguardo – che parlava di scelta individuale e di non-condivisione della campagna – alle tentennanti parole di Giorgio Chiellini: “Combatteremo il nazismo (sic) in altro modo”, “Ci inginocchieremo per solidarietà solo se lo faranno gli avversari“. Tutto ciò, è chiaro, vale a dire che alla Nazionale italiana, com’è giusto che sia, importa poco e niente del Black Lives Matter. Quei ragazzi che stanno disputando un ottimo Europeo non vorrebbero prendere posizioni che non sono le loro (almeno quelle della maggior parte della squadra), ma semplicemente scendere in campo per giocare a calcio. Purtroppo, però, nella partita contro il Belgio giocata venerdì a Monaco di Baviera, la squadra azzurra ha tradito se stessa: in ginocchio, stavolta tutta, per una presunta solidarietà verso i belgi tutti convintamente genuflessi. Se la Figc ha apertamente detto di non condividere la campagna, i giocatori azzurri, dopo la grande pressione mediatica, hanno voluto dare un segnale diverso. Si sono inginocchiati “per solidarietà”, solo perchè lo hanno fatto gli avversari. Lo stesso gesto che coinvolge un credente davanti a Dio – e non se ne parla a caso vista la grande maggioranza di credenti nella Nazionale azzurra – lo abbiamo visto replicare in un’ipocrita farsa dall’odore globalista.
Scimmiottando gli aderenti a un movimento nato oltre un anno fa oltreoceano, che continua a influenzare la peggiore Europa perbenista, siamo arrivati a comparare gesti di rispetto e sottomissione al sacro convertendoli a ideali lontani da noi e che non ci riguardano. Il Black Lives Matter, in un certo senso, sta diventando una sorta di religione, un rito a cui è bene partecipare in ogni modo per far sapere al mondo che non si è razzisti. Anzi, che si rispettano le “vite dei neri”. Siccome però qui nessuno pensa che una vita conti meno dell’altra, vogliamo che contino anche le nostre. E non pretendiamo che qualcuno si inginocchi per ribadirlo. Lo sa la maggior parte degli italiani, lo sa la Nazionale guidata da Roberto Mancini.
Nato, cresciuto, vivente in Italia. Coniugando idee e scrittura. Il politicamente corretto non abita qui.