La scuola “dispersa”
Nei giorni in cui le scuole italiane si ripopolano per l’inizio del nuovo anno scolastico, un dato preoccupante arriva dal ministero dell’Istruzione: lo scorso anno, ben 82mila ragazzi non sono stati ammessi agli scrutini per le troppe assenze. È la dispersione scolastica che riguarda oltre il 3% degli studenti iscritti alle scuole superiori, a cui vanno aggiunti – come spiega la rivista Vita – oltre 100mila ragazzi che, mediamente, abbandonano gli studi a anno in corso. Le assenze irrecuperabili riguardano soprattutto i ragazzi dai 14 anni in su nelle regioni Sardegna (6.2% del totale di dispersione scolastica), Calabria (4.3%) e Sicilia (4%). Sempre secondo questi dati, quasi il 10% degli studenti di quinta superiore, ovvero alla fine del percorso scolastico, ha competenze pari a quelle della terza media: questa è stata non a caso definita “dispersione implicita”. Non solo: i giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno lasciato la scuola senza conseguire il diploma sono oltre il 13%, circa 543mila ragazzi. Numeri impietosi sul grado di istruzione dei giovani, ma anche indicativi sullo stato della scuola italiana. Per cambiare la rotta di questa inequivocabile e allarmante sfiducia nei confronti dell’istituzione scolastica, a luglio il ministero dell’Istruzione ha distribuito alle scuole 500 milioni, a cui si aggiungono 1.5 miliardi previsti dal Pnrr.
Ma, oltre a questi investimenti di cui licei e istituti italiani hanno sicuramente bisogno, va reimpostata la vera missione della Scuola. Prima ritrovando la sua autorità: quella che non permetterebbe mai a certi alunni di vivere le aule scolastiche come un bar qualsiasi, tra casi continui di bullismo, perché no, anche nei confronti dei professori. Poi con una formazione seria e lungimirante: non certo quella importata dai libri sulla sessualità fluida, piuttosto favorendo una vera formazione civica prima di “diventare grandi”. Per fare questo, più che investimenti, servono persone: dal grado più alto del ministero (quindi non personaggi che abbiano idee grottesche e fallimentari come i banchi a rotelle “anti-Covid”, pagati milioni e poi gettati) a quello più basso occupato dal professore supplente. Là, su quei banchi, si forma l’Italia del futuro, e se la scuola fallisce nella sua missione, inevitabilmente un pezzo del Paese avrà lo stesso destino. Il ministero più importante torni a insegnare come faceva Edmondo De Amicis nel suo Cuore: “I tuoi libri sono la tua arma, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana“.
Nato, cresciuto, vivente in Italia. Coniugando idee e scrittura. Il politicamente corretto non abita qui.