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L’ascesa infinita di Putin

| Lorenzo Berti |

Si è conclusa ieri sera la tre giorni che ha visto la Russia recarsi alle urne per eleggere il presidente che dovrà guidarla nei prossimi sei anni. Se la riconferma di Vladimir Putin veniva data per scontata, tante erano le incognite intorno a queste elezioni. Già il fatto che si siano svolte regolarmente nonostante il conflitto in corso nei territori ucraini rappresenta un fatto di non poco conto, considerata anche la cancellazione delle elezioni in Ucraina previste quest’anno ma rinviate da Zelensky a data da destinarsi. Per la prima volta alle elezioni russe si è votato anche nelle nuove regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizja.

Il dato forse più significativo di questa tornata è quello dell’affluenza che con il 74,22% fa segnare il record storico per la Federazione Russa, superando quello precedente del 1996 quando a votare fu il 69,81% degli aventi diritto. La partecipazione è stata più o meno uniforme su tutto il territorio nazionale con i valori più alti raggiunti proprio nei nuovi territori. Nella città di Avdeevka, recentemente liberata dopo mesi di durissimi combattimenti, dei 1.442 residenti rimasti in città ben 1.339 si sono recati alle urne. L’incremento delle attività militari dell’esercito ucraino nelle zone di confine registrato in questi ultimi giorni e mirato ad interrompere le operazioni elettorali sembra quindi non aver avuto l’esito sperato.

LE INTERFERENZE OCCIDENTALI

Un altro aspetto eccezionale di queste elezioni sono le fortissime pressioni e interferenze esercitate dai cosiddetti “paesi ostili” alla Federazione Russa. Dai bombardamenti ucraini alle molotov contro le ambasciate, passando per gli attacchi informatici ed il reclutamento di cittadini russi per danneggiare le urne, fino alla spropositata copertura mediatica dedicata alla protesta lanciata dalla vedova di Aleksej Navalny. Una protesta per la verità piuttosto incomprensibile sia nelle modalità che nello scopo e che infatti in Russia è passata pressoché inosservata.

Nei numeri finali la vittoria di Putin assume dimensioni plebiscitarie con oltre l’87% delle preferenze. Anche in questo caso i dati sono piuttosto uniformi in tutte le regioni, dal 79% di Archangelesk al 98% della Cecenia. Alle sue spalle con il 4% il candidato comunista Nikolai Kharitonov seguito dal liberale Vladislav Davankov ed il nazionalista Leonid Slutsky al 3%.

In conclusione è possibile affermare che la società russa ha dato una volta di più un segnale di fortissima coesione interna, lasciando da parte differenze politiche, religiose, geografiche ed economiche per unirsi a sostegno del proprio comandante in capo. Appare evidente come tutti i tentativi esterni di dividere e destabilizzare la Russia non facciano che sortire l’effetto opposto, contribuendo a rafforzarne orgoglio e identità nazionale.

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