L’Europa nel nuovo mondo multipolare
a cura di Redazione ZENIT
Gli Stati Uniti non sono più interessati alla globalizzazione. Mentre loro imponevano la loro egemonia su scala planetaria, nuovi centri di potere emergevano – o riemergevano – sfruttando proprio i benefici che derivavano da quella globalizzazione di matrice americana, arrivando a minacciare la posizione privilegiata di Washington. Il rapporto costi-benefici non è più vantaggioso, quindi la Casa Bianca ha deciso di intraprendere una de-globalizzazione controllata, alimentando tensioni lungo le linee di faglia della «Deriva dei Continenti» – Ucraina e Taiwan – e cercando di rafforzare il legame con gli alleati dell’«Occidente allargato», impedendo a costoro di intrattenere normali relazioni diplomatiche con la Russia e la Cina.
In questo «Mondo Nuovo» l’Europa si sta ancor più assoggettando alle linee guida statunitensi, anziché affermarsi come Potenza indipendente. La nascita di un ordine internazionale multipolare seppure ancora in fase embrionale – è un’occasione per riconquistare la nostra sovranità politica, militare ed economica, a patto però di riuscire ad agire da Europei, senza frammentarci e isolarci nei confini dei nostri piccoli Stati nazionali, piccole prede delle ambizioni delle grandi Potenze continentali, perché sì, in geopolitica le dimensioni contano. L’attuale e progressivo indebolimento del Dollaro e l’utilizzo sempre più frequente di altre valute negli scambi commerciali dei Paesi non occidentali, dovrebbe spingerci a valerci dell’Euro, moneta di certo più stabile e affidabile sia dello Yuan che del Rublo, come pagamento per le materie prime a noi necessarie. Alla nostra moneta manca però ancora un supporto politico, che non può arrivare dalla BCE.
L’Europa potrebbe tornare il cuore pulsante del commercio globale. Pechino considera il nostro continente il punto d’arrivo della nuova «Via della Seta». Dobbiamo però tutelare i nostri settori produttivi, soprattutto quelli dei settori strategici e tecnologici, attraverso misure protezionistiche, accorciando il più possibile le catene di approvvigionamento delle materie prime e investendo nell’energia nucleare. Con l’adozione dell’«Inflation Reduction Act», gli Stati Uniti ci hanno dichiarato una vera e propria guerra commerciale in un momento in cui stiamo già soffrendo le ricadute economiche della pandemia e della guerra in Ucraina, ma le amministrazioni europee non hanno ancora formulato una reazione adeguata.
La miopia di Germania, Francia e Italia ha permesso la riesplosione della guerra in Ucraina, consegnando le redini del nostro continente nelle mani all’asse atlantico Washington – Londra – Varsavia, l’anti-Europa che non perseguirà mai i nostri interessi più immediati: la ricerca di una soluzione diplomatica del conflitto e la ripresa delle relazioni con la Russia.
La Storia si è rimessa in moto e l’Europa si trova davanti a un bivio esistenziale: decidere se essere la periferia di un «Occidente allargato» dominato dagli Stati Uniti o riconquistare una propria autonomia strategica e diventare protagonista nel «Nuovo Mondo» multipolare.
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