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L’INTERVISTA / “Per l’uomo di domani è tempo di semina”

Con Cesare Ferri alla scoperta di “Anime Tormentate”, il suo nuovo romanzo uscito per Settimo Sigillo e alla (ri)scoperta di un destino, quello dell’uomo, tutto da riprendersi

Un uomo straordinario catapultato nel tempo presente, un intreccio di amori e delusioni, un continuo avvicendarsi di passioni e cambiamenti: insomma, pare esserci tutto per un misterioso intrigo. Ci puoi spiegare come nasce Anime tormentate e soprattutto dove vuole arrivare?

“Anime Tormentate” nasce dallo studio della vita di un uomo straordinario, come scrivo nella Nota a inizio romanzo, che mi ha particolarmente affascinato per la sua continua lotta per la sopravvivenza. Quando vediamo il dipinto di un pittore famoso, di uno scultore da tutti celebrato, di uno scrittore dalla grandezza indiscutibile, non pensiamo mai a come abbia vissuto e alla fatica che ha fatto per coniugare la creazione con la quotidianità. Il più delle volte alle spalle di ciò che ci ha lasciato c’è una grande sofferenza. Questa sofferenza, causata anche dall’incomprensione degli altri, ho voluto mettere in evidenza calandola però nella contemporaneità, essendo, il Nostro, nato circa a metà Ottocento.

Questo ultimo lavoro giunge a completamento di una ideale trilogia partita con I giorni dell’onore (2018) e proseguita con Come fuochi nella notte (2020). Qual è l’idea di fondo che ha animato questi tuoi romanzi?

In quasi tutti i miei romanzi ci sono due temi ricorrenti: l’esaltazione della volontà e il rifiuto della resa, di qualsiasi tipo di resa si tratti e dove non c’è la resa c’è la lotta. Ne “I giorni dell’onore”, poi, questo concetto è ancora più radicato: a fronte di chi lascia andare le cose e non agisce per cambiarle, vuoi per pavidità, vuoi per pigrizia, vuoi per comodità, ci sono altri che invece reagiscono mettendo a repentaglio tutto ciò che hanno, vita compresa. E coloro che non temono alcun tipo di conseguenza derivante dal loro agire, è inevitabile che si incontrino, si frequentino e che infine diano luogo a una Comunità nella quale ogni suo componente rappresenta tutti gli altri. Questo è quanto ho voluto sottolineare in “Come fuochi nella notte”. In “Anime Tormentate” il personaggio lotta per ciò in cui crede, anche se la lotta, in questo caso, è affrontata in solitaria, ma è ugualmente importante per ciò che lascia a quanti verranno dopo di lui.

Come Verticale ci siamo da tempo concentrati sul destino e il futuro dell’umano, visto proprio come essere vivente minacciato dall’oppressione scientocratica e tentato da derive transumaniste. Qual è, secondo te, l’uomo di domani?

L’uomo di domani, a mio parere, non ha niente a che vedere con l’uomo di oggi. Non significa tuttavia sentirsi perdenti perché non vediamo subito i risultati dei nostri sforzi, dobbiamo avere invece la consapevolezza che questo è il tempo della semina. I frutti arriveranno e sarà anche per merito nostro. Ma intanto io suggerisco di liberarci da tutte quelle sovrastrutture che rischiano di vanificare ogni sacrificio. E mi riferisco a un individualismo malato, a un egocentrismo patologico, a un voler apparire a tutti costi diversi da come siamo, a un voler essere (ri)conosciuti come se la nostra esistenza avesse senso solo e soltanto se gli altri sanno che esistiamo. Basta dare un’occhiata ai social per rendersi conto, appunto, che non è tempo del raccolto ma della semina. Fondamentale, dunque, è dare l’esempio nelle piccole cose tralasciando i massimi sistemi.

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