L’Italia presa a calci
L’Italia, che è notoriamente il Paese in cui vive la più alta concentrazione al mondo di allenatori,
pallonari e abitudinari frequentatori di Bar Sport, ha assistito alla finale del campionato europeo
2024 da spettatrice. Meritatamente a dirla tutta, perché salvo qualche rara eccezione gli Azzurri,
nelle (poche) partite disputate nella prima parte del torneo, non hanno saputo dimostrare
praticamente nessuna delle abilità – tecniche, fisiche e psicologiche – per le quali un tempo eravamo
ammirati e temuti.
LORO CI SONO PERCHE’ CI SIAMO NOI
Non staremo qui a fare una disamina sul perché, né a dire cosa si dovrebbe fare per invertire la
tendenza: sono discorsi tanto noiosi quanto inutili, perché tanto non siamo noi a decidere. A
pensarci bene però, noi spettatori e tifosi un po’ di voce in capitolo ce l’abbiamo, o almeno così
dovrebbe essere. Perché quegli undici ragazzoni milionari e viziati che corrono dietro ad un pallone
sono privilegiati grazie ai tanti che per seguirli, sia quando giocano nelle loro squadre di club, sia
quando vestono la maglia della Nazionale, magari fanno anche più di qualche sacrificio.
In questi Europei qualcuno di loro, a dire il vero, se ne è reso conto e si è sforzato di dare il meglio,
a volte riuscendoci a volte meno. Altri invece sembra che non ci abbiano nemmeno voluto provare,
scendendo in campo come se stessero facendo una passeggiatina così, giusto per sgranchirsi le
gambe.
PERCHE’ MITIZZARE?
Un po’ di colpa in tutto questo ce l’hanno, va ricordato, anche i tanti che li hanno mitizzati,
osannandoli come se fossero chissà chi. Sono solo calciatori! Alcuni, facendo spaziare lo sguardo
oltre i nostri confini nazionali, credono addirittura di essere (anche) esperti di politica e si
permettono di dare giudizi che non gli competono, anche se il vizio di ideologizzare qualunque
cosa, urticante come il “politicamente corretto” ad ogni costo, è una tendenza diffusa in tutti gli
ambiti. Ma tant’è.
BASTARDI SENZA GLORIA
Tornando al calcio, abbiamo anche visto, in questi Europei, giocare, alcuni per l’ultima volta con la
loro Nazionale, Uomini (consentiteci la maiuscola) che hanno invece dimostrato indiscutibilmente,
durante il loro percorso, di sapere molto bene cosa significa incarnare appartenenza e valori. Ed
hanno anche raggiunto livelli a cui molti, italiani e non solo, non arriveranno mai. Pensiamo a loro e
ringraziamoli, perché è grazie a tali campioni dentro e fuori dal campo che vale ancora la pena
essere “tifosi”.
Per quanto riguarda noi, infine, auguriamoci che prima o poi chi ne ha la responsabilità si ricordi
che il calcio italiano, se vuole tornare ad essere grande deve necessariamente ripartire dai vivai e
dalle giovanili. Altrimenti saremo destinati in eterno a vedeci rappresentati – scusate l’eccesso, ma la
rabbia è tanta e l’amore per il pallone e per l’Italia anche – da “Bastardi senza gloria”. E ovviamente
non ci stiamo riferendo al film di Quentin Tarantino.
Indomita è una vorace divoratrice di libri. Oltre alla lettura, adora scrivere di notte, quando tutto è buio e silenzio e i pensieri, positivi e negativi, spuntano improvvisi da ogni angolo della casa e della mente per riversarsi sulla carta. La sua penna sa essere dolce come una carezza della mamma e affilata come la lama di una spada. Crede in sè stessa e non si lascia abbattere dalle difficoltà. La sua frase preferita è: “Una freccia può essere scagliata solo tirandola prima indietro. Quando la vita ti trascina indietro con le difficoltà, significa che ti sta per lanciare qualcosa di grande. Quindi concentrati e prendi la mira”.