L(ombardia)GBT, il fallo “da dietro” della Regione
Pare che una mozione approvata recentemente in consiglio regionale lombardo andrà ad avallare ufficialmente il prossimo “Gay Pride” previsto per il 2 luglio nel comune di Milano. Curiosa la strategia, a quanto pare rivelatasi appagante, del voto segreto, che ha portato ad un “Sì” passato con una maggioranza rilevante, 39 contro 24. Sulle cause possiamo solo fare speculazione: trattasi forse di strascichi dovuti alle recentissime amministrative? O sono forse debiti politici pagati da una maggioranza per ottenere uno scambio su altre questioni? Non possiamo certo infine escludere un sincero convincimento?
Non lo sapremo mai, questo è molto probabile: oramai il bollino istituzionale è stato impresso sulla deplorevole carnevalata fuori stagione, che ogni anno ben capace è mostrare a tutti la differenza che intercorra tra il sincero rispetto per le reali diversità e invece l’occasione per “uscire le minne” o il tarello sulla pubblica via, magari con sole due strisce di latex addosso alla pelle e un bel plug anale per camminare più comodamente.
E a proposito di diversità, chissà se qualcuno tra i votanti ci abbia fatto un pensierino a quella apparente minoranza (o maggioranza, che importa in fondo) di persone che, in modo laico e/o confessionale (di nuovo, non importa quale), si troveranno un po’ disturbate a dover assistere, magari famiglia al seguito, al gran troiaio in movimento per le strade cittadine. Sorvoliamo direttamente sull’ideologia di genere poi propugnata da quest* signor*, sulla quale abbiamo già speso fiumi di inchiostro.
Forse che per costoro la regola del rispetto si debba trasformare nella regola del “cazzi tuoi se non ti garba?” Questo magico fenomeno di trasmutazione non stupirebbe, in letteratura è noto come “double standard” oppure col più nostrano “due pesi e due misure”.
La sola vera cosa che stupisce è un consiglio regionale venuto meno alle premesse culturali del suo elettorato, o forse della maggioranza di esso, o forse, ahimè evidentemente, della minoranza di questo. E qua sì che le diversità si fanno sentire.
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