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L’ultima missione di Vento dell’Est nel Donbass

| Lorenzo Berti |

Ormai da due anni e mezzo il Donbass è diventata una delle regioni di cui si parla di più in tutto il mondo a causa del ben noto conflitto in corso in Ucraina. Ma non sono in molti ad averne una conoscenza diretta avendolo visitato più volte. Tra questi i volontari dell’associazione Vento dell’Est che organizzano periodicamente missioni umanitarie per aiutare la popolazione civile che soffre per una guerra cominciata nel lontano 2014. L’ultima di queste missioni si è svolta nei giorni scorsi ed ha portato i volontari a visitare alcuni luoghi dal valore altamente simbolico. Di seguito riportiamo alcune loro testimonianze dirette.

LUGANSK

“Quando siamo arrivati a Lugansk, scelta come base per la nostra missione solidale, abbiamo trovato una città molto cambiata rispetto ai nostri ultimi viaggi. Strade tutte completamente rifatte, nuovi parchi, nuove scuole ma soprattutto molti più residenti. Alcuni sostengono che oggi la città ospiti molte più persone rispetto alle 450mila dell’ultimo censimento ufficiale prima della secessione dall’Ucraina. E’ qualcosa che si nota anche ad occhio nudo guardando i locali sempre affollati ed il traffico di auto per le strade del centro, cose impensabili anche solo qualche anno fa.

A ricordarti che la guerra non è poi molto lontana c’è il coprifuoco notturno ma soprattutto l’arrivo dei nuovi missili a lungo raggio forniti dall’Occidente all’esercito di Kiev. In un quartiere non molto lontano dal centro città abbiamo visto gli effetti di un missile ‘Storm Shadow’ su un condominio ora completamente distrutto. In quell’occasione hanno perso la vita 12 persone e decine sono state gravemente ferite. E’ difficile immaginare sia stato un errore, vista la precisione di questo tipo di armi, o che puntassero ad obiettivi militari, trattandosi di una zona residenziale lontana dal fronte. Più probabile sia stato uno dei tanti tentativi di terrorizzare la popolazione civile impedendogli di tornare ad una vita normale. In questo caso però più che di guerra e strategia militare è opportuno parlare di terrorismo”.

DONETSKY

“La piccola cittadina di Donetsky, da non confondere con la più famosa Donetsk capoluogo dell’omonima regione, si è trovata per otto lunghi anni sulla linea del fronte del 2014 che divideva la parte della regione di Lugansk controllata dall’Ucraina da quella separatista della Repubblica Popolare. Anni difficilissimi che ci sono stati raccontati da alcuni dei pochi residenti rimasti, solamente alcune centinaia a fronte dei 3000 abitanti pre-guerra. Nonostante gli accordi di Minsk sottoscritti nel 2015 per congelare la guerra civile nell’Ucraina orientale, il regime di Kiev non ha mai rispettato il cessate il fuoco continuando la sua tattica terroristica di attacchi alla popolazione civile. Molteplici episodi del genere ci sono stati raccontati dai residenti locali, come il bombardamento di una cappella religiosa la notte di Natale o gli attacchi alle autobotti che trasportavano l’acqua. La vita quotidiana, senza riscaldamento e con il negozio più vicino distante otto kilometri, era diventata un inferno. Per questo l’avvio dell’operazione militare speciale russa è stato visto come una liberazione. Adesso il confine si è spostato a diverse decine di kilometri di distanza, con la Russia che controlla interamente la regione, ed i cittadini possono tornare a vivere e sperare in un futuro migliore”.

MARIUPOL

“Dolore e rinascita. Queste sono senza dubbio le prime due parole che vengono in mente visitando la città di Mariupol. Le ferite della guerra dovute ai mesi di cruenti combattimenti sono ancora vive ed evidenti, con decine di palazzi completamente sventrati e centinaia di case distrutte. In parallelo però si vedono anche tantissime nuove costruzioni che spuntano come funghi in tempi da record: interi condomini, centri commerciali, scuole, parchi giochi, persino ospedali e stazioni degli autobus. La città è un enorme cantiere a cielo aperto e le nuove istituzioni russe lavorano senza sosta. La popolazione cerca di tornare ad una vita normale lasciandosi alle spalle gli orrori della guerra e per farlo sfrutta queste calde giornate estive affollando le spiagge cittadine. L’assedio dell’Azovstal sembra ormai un lontano ricordo”.

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