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NATO, EUROPA, RUSSIA. Ieri, oggi. (parte I)

| Redazione |

a cura di Valerio Savioli (Identità Europea)

UCRAINA TRA PASSATO E PRESENTE. UNA BREVE MA NON ESAUSTIVA PANORAMICA

L’Ucraina, che significa “terra di confine” o “confine” in base alla terminologia russa, è parte integrante della storia russa: culla della sua stessa civiltà (gli stessi ucraini sono detti anche piccoli russi).

Intorno all’anno 1000 nasce la Rus di Kiev, germe originario della Russia stessa anche a livello religioso in quanto proprio qui si collocano i fondamenti cristiano ortodossi. Nel corso dei secoli l’attuale Ucraina sarà terra di frontiera e di contesa tra Tatari e Impero Ottomano ma anche da parte del Regno di Polonia e poi dell’Impero Zarista.

San Vladimir, detto il Santo o il Grande, venerato sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa

Dopo il crollo dei principati russi di Kiev e Novgorod sotto i tatari, i territori ucraini odierni vivranno per qualche secolo sotto la Confederazione Polacco-Lituana sino alla guerra russo-polacca del 1664-1656 (trattato di Andrusovo): i russi strappano le terre ucraine sino al fiume Dnepr: sono terre da sempre etnicamente russe, e sempre lo sono state. Da quella data vivranno sotto Mosca sino alla caduta dell’Urss.

Rimane fuori una parte, quella occidentale, la Reutenia che entrò a far parte dell’Impero Asburgico, ed è quell’Ucraina cosiddetta “occidentale”, nella quale si coltiveranno anche importanti sentimenti nazionalistici, oggi vivente in profondo antitesi con quella orientale. Gravissime guerre civili saranno protagoniste durante la Grande Guerra, a seguito della Rivoluzione bolscevica, che porteranno alla nascita di diversi staterelli. Seguirà la tragedia della carestia dell’Holomodor del 1932 che provocherà milioni di morti. La vittoria dell’Armata Rossa nel secondo conflitto mondiale porterà ad una importante espansione territoriale da parte dell’Unione Sovietica che inaugurerà poi, a sua volta, la stagione della Guerra Fredda.

Solo dal 1991, dopo la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’Urss, l’Ucraina appare sullo scenario internazionale come Stato indipendente di cui Leonid Kravchuk fu il primo presidente. L’Ucraina è un paese diviso, per semplificare, tra un Ovest cattolico-uniate e tendenzialmente russofobo e un Est cristiano-ortodosso e russofono.

TRAME OCCIDENTALI

Il cosiddetto Occidente, rappresentato da UE e Nato, ha sempre sostenuto la parte nazionalista, esacerbando le tensioni interne al paese, con l’obiettivo – vediamo oggi nefasto – di spingere l’allargamento della Nato più possibile verso est. Nel 2004, l’Ue allargò la sua sfera a dieci nazioni: Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria (già membri del Patto di Varsavia) e le tre repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania, negli stessi anni sia la Romania, che la Bulgaria entrarono nella Nato. Nel 2008, durante il vertice Nato tenutosi a Bucarest, al quale sarebbe seguito il conflitto russo georgiano, si palesarono le pressioni americane per l’ingresso nella Nato dell’Ucraina e, appunto, della Georgia. Fu poi il turno del Kosovo, che dichiarò la sua indipendenza dalla Serbia. Questo fu un duro colpo per la Russia che si è sempre considerata storica protettrice dell’integrità serba.

Ed è proprio quando si parla di Kosovo e di Georgia che non possiamo non notare le evidenti analogie con quello che sta accadendo in queste ore in Ucraina, tenendo ben presenti i concetti di autodeterminazione dei popoli e di diritto internazionale e della tutela degli interessi nazionali: in entrambi i casi Washington ha lavorato sottotraccia per dividere e indebolire l’Europa e, di conseguenza, contrapporla alla Russia.

Sul caso specifico georgiano, un recentissimo articolo del professor Franco Cardini risulta illuminante quando sostiene:

“Ma che c’entra ora la Georgia?, diranno i miei venticinque lettori. C’entra: e per capirlo tornate con la mente, o italiani dalla corta memoria, al Putsch organizzato nel 2008 dagli occidentali per fare in modo che quel paese caucasico mollasse la Russia- e passasse armi e bagagli – “libera volontà popolare”, senza dubbio: come quella ucraina d’oggi!- alla compagine NATO, il che avvicinò di parecchie migliaia di chilometri i missili a testata nucleare dall’obiettivo moscovita. […] Ma non vi sembra che la manovra che allora condusse la Georgia all’interno della NATO somigli dannatamente a quella che più tardi ha fatto sì che l’Ucraina di oggi sembri ardentemente desiderosa di entrarvi (ma quanto c’entra, in tutto ciò, l’autentica libera volontà dei popoli georgiano e ucraino, e quanto quella di eterodiretti gruppi golpisti?), e che la questione Georgia Ossezia meridionale – Abkhazia somigli dannatamente a quella Ucraina-Donbass, e che in entrambi casi la Russia altro non abbia fatto e non faccia se non tutelare i suoi confini da una minaccia pilotata da Oltreoceano?[1]

Nel 2009 sotto la presidenza del premio Nobel Barack Obama, Albania e Croazia entrarono nella Nato e ripresero i negoziati per integrare Georgia, Montenegro, Kosovo, Moldavia e Ucraina nell’Alleanza Atlantica. Questa espansione, di fatto militare, prevedeva l’installazione di impianti missilistici di difesa e attacco, sempre più prossimi al territorio russo, costruendo, anno dopo anno, un vero e proprio cordone di sicurezza militare teso ad accerchiare la Russia.


[1]
https://www.francocardini.it/minima-cardiniana-366-1/

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