Nel nome di Sergio
È proprio quando i fiori di ciliegio salutano la danza della vita, che quest’aria surreale invade le piazze di un quartiere che assume le sembianze di un film dalla fotografia sbiadita. Queste strade, i suoi lampioni, alternandosi da quelli antichi a quelli moderni, passando da una corte rinascimentale e un palazzo freddo della nuova era, si riempiono di sapori irreali. Scorrono in un silenzio solenne, fino a questa via… sperduta forse, ma della quale troviamo sempre la strada.
Alziamo lo sguardo e due parole ne colorano il grigiume.
CIAO SERGIO.
Anni e anni… decenni. E questo rito assume una sacralità sesquipedale , si impregna delle lacrime versate di quando si rammenta la strada… la storia . Riempiamo la testa e il cuore di “perché”, di dubbi che sembrano trasformarsi in risposte, dure e lapidarie. GIUSTIZIA! gridano molti. Giustizia ?!?
Mi trovo ad interrogarmi spesso, e mi chiedo perché mai dovrei chiedere giustizia affidandomi a delle istituzioni che rappresentano uno Stato che Sergio continuerebbe forse a combattere ancor oggi con tutte le sue forze.
Era solo un ragazzo! Gridano in tanti… forse per esaltarne la scellerata fine , o per scongiurare la possibilità che i giovani ne seguano le orme. Era “solo” un ragazzo. Ma non un ragazzo solo. Erano centinaia e lui…uno di quei volti che ancora oggi ci fa sentire piccoli innanzi al suo sacrificio.
Sergio non cadde per disgrazia… non fu un incidente. Fu una conseguenza premeditata…
SERGIO SAPEVA. SERGIO HA SCELTO.
Ma era solo un ragazzo.. proprio come te che stai leggendo. Non aveva muscoli leggendari, ne era figlio di un Dio norreno. Non possedeva superpoteri. Era solo un ragazzo. Libero.
“Un dolce morir tutta la vita onora”. E quella morte, in fondo, l’abbiamo sognata tutti. Chi indegno di questa vita, chi invece no.
Per anni mi sono interrogato sul vero senso della morte di Sergio. E di cose in questo mezzo secolo ne sono state dette e scritte davvero tante. Potrei esaltarne i capelli, la gioventù, la morte e condannare quei bastardi senza Dio che ne hanno interrotto la vita. Potrei… ma non oggi.
Oggi li ringrazio. E perché? Perché sono un erede di Sergio. Sergio sapeva e ha scelto. E la sua morte ha dato senso alla sua vita. Vita fatta di provocazioni, di dolori, di persecuzioni. Vita fedele alle sue scelte, alle quali lui rispondeva col sorriso. Perché Sergio , era un Fascista. Ne racchiudeva il vero significato romantico. Sposo della vita , amante della morte.
E oggi io ringrazio quei bastardi, perché hanno consegnato alla storia l’eterno volto di una bandiera onorevole. Ma non chiedo Giustizia, semmai spero in altro.
Perché oggi io non porto nel cuore la morte di Sergio, ma il suo esempio. Il suo scrivere dove non doveva, e il suo gridare quando non poteva. Ai suoi aguzzini, come a colore che non hanno il coraggio di seguirne le orme io mando la più dolce delle maledizioni spartane…
“POSSIATE VOI VIVERE IN ETERNO”
E quando mi chiederanno il perché continuiamo a scrivere e tramandare queste idee, che potrebbero portarci nei guai, invece che fare altro, noi risponderemo come Sergio rispose alla sua dolce mamma: “… di cosa avrei dovuto scrivere, Mamma… della primavera ?!?!? “