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Nello Stato rifugio dei “valori tradizionali”. Sì, ma quali? 

| Marcvs |

Un recente decreto firmato dal presidente russo Vladimir Putin propone di “fornire assistenza a tutti gli stranieri che vogliono sfuggire agli ideali neoliberali che vengono proposti nei loro Paesi e a trasferirsi in Russia, dove i valori tradizionali regnano sovrani”. Secondo il documento, le richieste di residenza di tali cittadini stranieri possono essere basate sul rifiuto delle politiche dei loro Paesi “finalizzate a imporre ideali neoliberali distruttivi verso le persone, che vanno contro i tradizionali valori spirituali e morali russi“.

Un invito, quello decretato da Putin, peraltro già lanciato mesi fa dal patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca, Kirill, affinché “la Russia diventi uno Stato rifugio per tutti coloro che soffrono a causa dell’avvento del globalismo occidentale, delle guerre e delle discriminazioni, e che difendono i valori tradizionali”. 

QUALE “TRADIZIONE”?

La dispersione e l’attacco di determinati valori in Occidente è in atto da decenni, ma è davvero necessario guardare a Mosca – o persino trovarvi rifugio – per affermarli? Ascoltare invettive contro concetti e atteggiamenti ideologici distruttivi in voga nei Paesi occidentali può essere piacevole, ma non significa necessariamente allinearsi a un fronte che – per natura anti-occidentale – ci propugna valori “tradizionali” nella stretta logica dello Stato russo (propriamente multinazionale e multiconfessionale). E la Tradizione, identità propria di ogni popolo, non può essere ridotta a un semplice unicum che la negherebbe. Sostenere i concetti della “guerra santa” di Kirill può così essere considerato un errore al contrario rispetto alla visione “salvifica” che – in chiave anticomunista – si è avuto degli Stati Uniti dal secondo Dopoguerra.

IL SEME DELLA RINASCITA

No, noi occidentali (ma chiamiamoci europei) non siamo solo Bruxelles, Strasburgo e la distruttiva ideologia “gender” che la Russia – giustamente – non manca di stigmatizzare. E non siamo neanche così oppressi da non poter vivere secondo canoni e valori tradizionali. Chi vuole, almeno in Italia è così, può farlo benissimo e liberamente. C’è un mondo fatto di una storia millenaria, delle sue tradizioni, di donne e uomini che lo amano. È il nostro mondo. Andiamone fieri.

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