Più piccolo, meno economico. Il fenomeno della shrinkflation
In un periodo di inflazione galoppante, speculazione e mancanza di materie prime, i cari consumatori italiani diventano bersaglio di una nuova campagna acquisti, in cui non è presente alcuna offerta “prendi 3 paghi 2”, ma hanno la possibilità di comprare uno stesso prodotto allo stesso prezzo rispetto al precedente periodo economico, ma con un quantitativo effettivo ridotto.
Snoccioliamo quindi il fenomeno della “shrinkflation”, un neologismo inglese nato dall’accostamento del verbo to shrink, registringere, e “inflation”, ovvero inflazione. Cos’è? In economia, la shrinkflation è la pratica di ridurre le dimensioni o la quantità di un prodotto mentre il prezzo rimane lo stesso o aumenta leggermente. In alcuni casi, il termine può indicare un abbassamento della qualità di un prodotto o dei suoi ingredienti ad un prezzo al pubblico inalterato.
Cioè, è lo stesso prezzo pagato prima, ma il consumatore si ritroverà un pacchetto più piccolo, contenuto inferiore o nel terzo settore con un’offerta inferiore di servizi. In realtà il fenomeno, attualmente sotto il controllo degli enti a tutela del consumatore, non è nuovo. Anzi, è da tempo monitorato ed esistono vere e proprie comunità di indagini e segnalazioni di Altro Consumo. Vero ambiente economico di creazione del fenomeno è l’industria alimentare e delle bevande. Essenzialmente, la shrinkflation è una forma di inflazione nascosta. Il prezzo assoluto del prodotto non sale, ma il prezzo per unità di peso o volume è aumentato. La piccola riduzione della quantità di solito passa inosservata ai consumatori, almeno questo è ciò che spera il produttore. Esempi di shrinkflation dei marchi più famosi: nel 2014, la pioniera Coca-Cola ha ridotto le dimensioni della sua bottiglia grande da 2 litri a 1,75 litri a parità di prezzo.
È diventata una tattica comune per aiutare i produttori ad affrontare i propri problemi di inflazione da parte dei fornitori. Molte aziende hanno deciso che i loro clienti avrebbero esitato e forse iniziato a cercare prodotti sostitutivi di fronte all’ennesimo aumento dei prezzi. La soluzione? La shrinkflation. Si noti che tale furbata non può essere vista come una frode o una falsa rappresentazione dei prodotti. I produttori indicano sempre il peso, il volume o la quantità dei loro prodotti sulle etichette delle confezioni. Non è illegale, è solo subdolo.
Quali sono le cause della shrinkflation? Principalmente l’aumento dei costi di produzione, causa principale della contrazione. Gli aumenti del costo degli ingredienti o delle materie prime, delle materie prime energetiche e del lavoro che aumentano i costi di produzione considerati prezzi fissi e diretti e successivamente diminuiscono i margini di profitto dei produttori. Ridurre il peso, il volume o la quantità dei prodotti mantenendo lo stesso prezzo al dettaglio può migliorare il margine di profitto del produttore. Allo stesso tempo, il consumatore medio non noterà una piccola riduzione della quantità. Pertanto, il volume delle vendite non sarà influenzato.
Anche la forte concorrenza sul mercato può causare una contrazione. Riprendendo l’esempio dell’industria alimentare e delle bevande, questa area di mercato è generalmente estremamente competitiva, in quanto i consumatori sono in grado di accedere a una varietà di sostituti disponibili. Pertanto, i produttori cercano opzioni che consentano loro di mantenere il favore dei loro clienti e mantenere i loro margini di profitto allo stesso tempo. Sul mercato esistono molti beni perfetti sostituti, cioè un consumatore con un certo reddito disponibile per la spesa acquisterà un prodotto sul mercato di cui necessita ad un prezzo a lui favorevole.
Terminato quel prodotto, oppure la disponibilità di quel prodotto, a causa di un prezzo eccessivo, il consumatore sposterà il potere di spesa su un altro prodotto disponibile sul mercato che però avrà le stesse caratteristiche del prodotto precedente a prezzo inferiore. Questo è l’atteggiamento che ci si aspetterebbe da un agente economico razionale. Ma il potenziale compratore è molto abituale, preferisce andare diretto nella sua corsia del supermercato, acquistare ciò che è solito senza cambiare marchio, ma a discapito del suo portafoglio.
Al giorno d’oggi, la shrinkflation è una pratica comune tra i produttori. Il numero di prodotti che subiscono il ridimensionamento aumenta ogni anno. I grandi produttori nei mercati europei e nordamericani si affidano a questa strategia per mantenere i prezzi competitivi dei loro prodotti senza ridurre significativamente i loro profitti. Allo stesso tempo, la shrinkflation può spesso portare alla frustrazione dei clienti e al deterioramento del sentimento dei consumatori nei confronti del marchio del produttore. Tuttavia, è un fenomeno che ribadisce ancora una volta come la logica dei mercati concorrenziali e la tutela dei consumatori siano due settori oggi più che mai deboli e in bilico, in un circolo vizioso di speculazione. Chi ci rimette sono sempre i soliti noti.
Nel mio percorso studio ho approfondito e analizzato le grandi tematiche, attualissime, della povertà energetica e gli indicatori di Good Governance che regolano il buon andamento delle istituzioni.
Il mio motto: “Sapere Aude!”, ovvero abbi il coraggio di conoscere; o meglio ancora: abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!