Propaganda di guerra, narrativa del Potere
I sistemi politici occidentali e democratici (almeno sulla carta sono così definiti) fondano il loro potere consensuale sull’opinione pubblica. Per questo motivo i potenti muovono dall’alto i fili dell’informazione orientandoli in modo soddisfacente verso il proprio guadagno. La trasformazione radicale della comunicazione mediatica, che riguarda in primis la tv, ha comportato una conversione dei canali informativi in mezzi di propaganda del sistema dominante. La libera informazione e l’analisi accurata delle vicende lasciano il posto ad una versione stringata e uniformata dei fatti, i quali non vengono riportati fedelmente ma vengono costruiti artificiosamente e abbelliti al fine di essere più presentabili al pubblico.
L’informazione viene sostituita dall’intrattenimento, sul modello dei programmi televisivi americani, così i fatti di attualità vengano trasposti in narrazioni avvincenti, edulcorate da sensazionalismi stucchevoli. Talvolta le narrazioni appaiono coinvolgenti per come vengono abilmente contraffate, ma restano pur sempre inattendibili.
La narrativa mediatica contemporanea procede tramite la rappresentazione falsata di un tema attuale che viene trascritto nella forma arrangiata di una storiella semplificata, in cui le ragioni anteposte ai fatti non sono mai interrogate nemmeno superficialmente e anzi vengono mistificate da una retorica riduzionista che fa della dicotomia manichea buono-cattivo l’unica lettura della realtà.
Covid e guerra, cose apparentemente estranee l’una dall’altra, hanno messo in evidenza una modalità di comunicazione comune rispetto agli eventi del nostro mondo: la stesura di una storia a senso unico, montata e proiettata su ogni canale mediatico, della quale vi è una sola versione disponibile. Tutte le altre interpretazioni sono da rigettare. Ma non basta, chi ha un parere contrario alla ricostruzione ufficiale deve essere escluso, deriso, allontanato, pena l’inserimento in liste di proscrizione che trasformano normali cittadini in nemici pubblici dello Stato contro i quali si può compiere qualsiasi angheria.
Disinformazione e censura, la cifra costante di questi tempi opprimenti. La censura assume le sembianze di un ostracismo mediatico che colpisce chiunque non sia allineato, chiunque non si accontenti dei racconti strappalacrime e dei servizi televisivi montati ad arte per suscitare commozione.
Narrazione pandemica e bellica condividono lo stesso modello di dualismo del pensiero, la stesso clima soffocante di censura, lo stesso bombardamento propagandistico per il “bene” da seguire e il “male” da condannare ( applicando arbitrariamente queste categorie a persone ed eventi seguendo solo l’utilità del momento e non certo intendendole come categorie etiche ), la stessa creazione di una opinione pubblica che ignora la verità.
Il suo nome è Claudia, ama così tanto la filosofia che si è laureata pur sapendo che la sua sublime “inutilità” non l’avrebbe portata a nulla di buono sul piano professionale, e anche per questa ragione Pensiero Verticale è divenuta la sua oasi dove poter liberamente filosofeggiare.
Ma c’è dell’altro, ovvero tantissime altre cose inutili e antiscientifiche che venera: la poesia, l’arte e l’astrologia. È un’anima antica, tutta languore e culto delle rovine. È profondamente innamorata del mare e cerca la verità in ogni cosa.