Qatar e Interpol, il Mondiale nell’ombra
a cura di Beorn
L’Italia è internazionalmente il Paese degli inciuci, degli “aiutini” e del “do ut des”, ma in realtà non siamo poi gli unici, perché tutto il mondo è paese e alla fine anche gli altri quando possono fanno i furbetti, ma per comodità non è mai un tema di rilievo.
Facciamo un passo indietro per inquadrare meglio la questione. Come noto i mondiali di Qatar 2022 saranno per antonomasia i mondiali più controversi di sempre, innanzitutto perché saranno i primi mondiali della storia svolti in inverno, con tutte le problematiche organizzative che ne seguiranno ai fini della preparazione e della gestione delle squadre di club. Ma soprattutto saranno i più controversi perché il Paese ospitante non gode di grande popolarità sul piano internazionale e perché aleggia intorno alla scelta della sede mediorientale un alone di corruzione ancora oggi nonostante siano passati più di 10 anni dall’assegnazione: in Francia è stata infatti aperta un’inchiesta proprio sulla possibile corruzione che pare sarebbe avvenuta durante un pranzo avvenuto nel 2010, all’Eliseo tra Sarkozy e alti rappresentanti qatarioti e dove era presente anche Platini, all’epoca presidente dell’UEFA. E proprio Platini si è rivelato essere l’ago della bilancia per quanto riguarda l’assegnazione del mondiale all’Emirato, avvenuta 9 giorni dopo quel pranzo. L’inchiesta poi è risalita fino all’acquisto da parte della Qatar Investments Authority di Nasser Al-Khelaifi del Paris Saint-Germain nonché alla creazione della BeIN Sport TV, di fatto l’impero sportivo che ha permesso all’emirato qatariota di entrare, anzi di sfondare, nel mondo del calcio e che a quanto pare avrebbe agevolato l’assegnazione della kermesse proprio all’emirato.
Fatta questa premessa, non parleremo dei dubbi morali che girano intorno a questa organizzazione, dovuti ai tantissimi morti sul lavoro privi di ogni tutela e ovviamente ai diritti spesso allegramente ignorati. Sorvoleremo anche sull’ipocrisia che caratterizzerà questo momento in cui lo sport sarà la questione più marginale, ma giusto per fare sì che la questione rimanga scolpita nella pietra ricordiamo quanto il mondo occidentale sia oggi critico con regimi autocratici o similari come Russia o Cina, ma ugualmente quanto si pieghi dinanzi agli introiti economici provenienti da paesi come il Qatar, assai lontano dal concetto di democrazia diffuso nell’odierno poco democratico Occidente.
Ma non è di questo che parleremo, ma di un argomento molto più spinoso e che ad ora un solo quotidiano (almeno in Italia) ha palesato: il rapporto tra l’Emirato e l’Interpol.
In Francia, Stati Uniti e Svizzera il Qatar è sotto inchiesta per corruzione, ma tutto risulta fermo. Tutto grazie all’Interpol, che nell’ambito del “Progetto Stadia”, finalizzato al potenziamento della sicurezza negli eventi sportivi, ha ottenuto il supporto economico (10 milioni di dollari) proprio dal Qatar. Fanno quasi tenerezza in tal senso le parole della segreteria dell’Interpol, che dichiara la massima indipendenza e neutralità dell’organizzazione. Ma contro questa loro dichiarazione cozzano le parole del Ministero Pubblico della Confederazione, la procura federale svizzera, unica finora ad aver commentato con Mediapart le indagini in corso, la quale ha dichiarato che nessuna delle parti accusate di corruzione ha mai collaborato, nemmeno il Qatar, che però dovrebbe essere il “più pulito” avendo anche un ruolo istituzionale. Quanto emerge non mette solo in dubbio la morale e l’etica del Qatar, che volendo sarebbe già compromessa, ma anche dell’Interpol stessa che forse non sembra più nemmeno una parte affidabile da coinvolgere nella sicurezza internazionale visti i suoi doppi legami con ambienti e figure quanto meno discutibili. Ma i conflitti di interesse non si fermano qua, perché nel 2012 l’Interpol crea un gruppo di esperti in materia di sicurezza negli eventi sportivi alla cui testa ha messo la britannica Janet Williams, che contestualmente era anche a capo del Comitato supremo per l’organizzazione dei Mondiali in Qatar (l’Interpol dirà che Williams non lavorava direttamente per l’Interpol, curioso); nel 2016 però la polizia internazionale decide di cambiare la direzione dei lavori e assume l’incarico Falah Al-Dosari, funzionario della polizia in Qatar, a quanto pare una figura super partes non si trovava.
Ma alla fine questo progetto “Stadia”, lautamente finanziato e anche rinnovato (gratuitamente a sentire l’Interpol) ha dato qualche frutto? Ovviamente no, e questo getta le ombre maggiori: pensiamo alla finale di Champions League recentemente conclusa, un dramma organizzativo che faceva acqua da tutte le parti, quindi perché pensare che in Qatar andrà meglio?
Manca ancora un mese all’avvio della manifestazione più importante del calcio internazionale, noi in Italia non avremo molto da guardare, ma sarà divertente vedere gli effetti di tutto quanto abbiamo raccontato.
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